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Autore Topic: Umberto Eco - Il "cuore" e lo zingaro  (Letto 3364 volte)
aemme
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« il: 03 Luglio 2008 - 09:16:32 »

Il "cuore" e lo zingaro

Proposte per i compilatori di antologie revisioniste a proposito dei nomadi: un testo di Lombroso e alcuni brani tratti dalla rivista 'La difesa della razza' a cui collaborava anche Giorgio Almirante 

Umberto Eco

Continuo con la proposta di testi da inserire nelle nuove antologie revisioniste per la gioventù italiana. Tema di questa puntata, lo zingaro.

"Sono l'imagine viva di una razza intera di delinquenti, e ne riproducono tutte le passioni ed i vizi. Hanno in orrore (.) tutto ciò che richiede il minimo grado di applicazione; sopportano la fame e la miseria piuttosto che sottoporsi ad un piccolo lavoro continuato; vi attendono solo quanto basti per poter vivere; sono spergiuri anche tra loro; ingrati, vili, e nello stesso tempo crudeli, per cui in Transilvania corre il proverbio, che cinquanta zingari possono esser fugati da un cencio bagnato; incorporati nell'esercito austriaco, vi fecero pessima prova. Sono vendicativi all'estremo grado: uno di questi, battuto dal padrone, per vendicarsene, lo trasportò in una grotta, ne cucì il corpo in una pelle, alimentandolo colle sostanze più schifose, finché morì di gangrena. Per poter saccheggiare Lograno avvelenarono le fonti del Drao: e quando li credettero morti i cittadini entrarono in massa nel paese che fu salvato da uno che l'aveva saputo.

Dediti all'ira, nell'impeto della collera, furono veduti gettare i loro figli, quasi una pietra da fionda, contro l'avversario; e sono, appunto come i delinquenti, vanitosi, eppure senza alcuna paura dell'infamia. Consumano in alcool ed in vestiti quanto guadagnano; sicché se ne vedono camminare a piedi nudi, ma con abito gallonato od a colori, e senza calze, ma con stivaletti gialli. Hanno l'imprevidenza del selvaggio e del delinquente. Si racconta, come una volta, avendo respinto da una trincea gl'Imperiali, gridassero loro dietro: "Fuggite, fuggite, ché se non scarseggiassimo in piombo, avremmo fatto di voi carnificina". E così ne resero edotti i nemici, che ritornando sulla loro via, ne menarono strage.


Senza morale eppure superstiziosi (Borrow) si crederebbero dannati e disonorati se mangiassero anguille o scojattoli, eppure mangiano... carogne quasi putrefatte. Amanti dell'orgia, del rumore, nei mercati fanno grandi schiamazzi; feroci, assassinano senza rimorso, a scopo di lucro; si sospettarono, anni sono, di cannibalismo. Le donne sono più abili al furto, e vi addestrano i loro bambini; avvelenano con polveri il bestiame, per darsi poi merito di guarirlo, o per averne a poco prezzo le carni; in Turchia si danno anche alla prostituzione. Tutte eccellono in certe truffe speciali, quali il cambio di monete buone contro le false, e nello spaccio di cavalli malati, raffazzonati per sani, sicché come fra noi ebreo era, un tempo, sinonimo di usurajo, così, in Spagna, gitano è sinonimo di truffatore nel commercio di bestiame.

Lo zingaro in qualunque stato o condizione si trovi, conserva la sua abituale e costante impassibilità, senza sembrar preoccupato dell'avvenire, vivendo giorno per giorno in una immobilità di pensiero assoluta, ed abdicando ad ogni previdenza". (Cesare Lombroso, L'uomo delinquente, 1876, I, 2).

"Esiste un punto di spiccata analogia fra la loro vita e quella degli ebrei, in quanto ebrei e zingari rappresentano gli unici gruppi etnici costituiti senza espressione alcuna di vita agricola che esistano in Europa. Ma se gli zingari dividono con gli ebrei questa originale prerogativa di assenteismo per tutto ciò che è lavoro agricolo, una profonda diversità intima li contrappone. L'uno, un popolo che ammassa per dominare; l'altro che mendica per vivere". (Vincenzo De Agazio, 'Gli ultimi nomadi', Difesa della razza , 20 giugno 1939).

"Gli zingari appartengono quasi sempre alla razza orientale e i loro meticci sono quasi sempre degli individui asociali, tanto più pericolosi in quanto difficilmente distinguibili dagli europei....

È necessario quindi diffidare di tutti gli individui che vivono vagabondando alla maniera degli zingari e che ne presentano i sopraricordati tratti somatici. Si tratta di individui asociali, differentissimi dal punto di vista psichico dalle popolazioni europee e soprattutto da quella italiana di cui sono note le qualità di laboriosità e attaccamento alla terra . Data l'assoluta mancanza di senso morale di questi eterni randagi si comprende come essi possano facilmente unirsi con gli strati inferiori delle popolazioni che incontrano peggiorandone sotto ogni punto di vista le qualità psichiche e fisiche". (Guido Landra, 'Il problema dei meticci in Europa', Difesa della razza, 5 novembre 1940).

Faccio notare che se Lombroso potrebbe suscitare qualche riserva da parte dei compilatori delle antologie revisioniste, date le sue propensioni socialiste, non dovrebbero esserci diffidenze per gli scritti apparsi su 'La difesa della razza', rivista assai seria a cui collaborava anche Giorgio Almirante, futuro titolare di strada urbana.

(13 giugno 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-cuore-e-lo-zingaro/2029304/18
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