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Autore Topic: Il prefetto di Milano - Non è una novità... e cita una legge del ’41  (Letto 1972 volte)
Luisa
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« il: 30 Giugno 2008 - 07:34:16 »

IL PREFETTO DI MILANO
«Non è una novità...» e cita una legge del ’41

La bufera che ha scatenato l’ordinanza del governo sulla schedatura dei rom, non ha ragione d’essere: è tutto già previsto da una legge del 1941 e inoltre, sono misure che «vanno a tutela di questi minorenni». A parlare così è stato ieri il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l’emergenza rom, che probabilmente pensava di smorzare le polemiche, ricordando che «le norme in vigore, oggi già consentono il foto segnalamento. Esistono da 40 anni: chi non riesce a dimostrare la propria identità può essere foto segnalato. Lo prevede la normativa italiana e anche quella europea».

Lombardi cita «una legge del ’41, il “Testo unico della legge di pubblica sicurezza”. Parliamo di cose che esistono da anni. È tutto perfettamente legale». «Ci si è posti un problema - ha spiegato il prefetto - e cioè quello di bambini, di 8, 10 anni, mandati nel nostro paese a rubare, nella maggior parte dei casi dai genitori che restano in Romania. Spesso non sappiamo chi sono questi bambini. E allora si pensa di identificarli attraverso il foto segnalamento. Si tratta di un rimedio che viene adottato quando non ci sono altre modalità per arrivare all’identificazione, non abbiamo altri strumenti». E replicando indirettamente al coro di no contro l’ordinanza, il prefetto ha lanciato anche un invito: «se ci fosse qualche altra buon idea, che ce la suggeriscano».

La normativa, dunque, è già applicabile. «Se non vi abbiamo fatto ricorso - ha precisato - è solo perchè non ci sono stati casi di identità dubbia».

È così come per il ministro Maroni, anche per il prefetto Lombardi questa identificazione dovrebbe essere osservata da un altro angolo visuale. Quale? Secondo Lombardi, che fa eco a Maroni, viene fatta anche a «tutela» dei minorenni. «Venire a conoscenza dell’identità dei minori serve anche per poterli assistere nelle strutture sanitarie».

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