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Autore Topic: I sinti: «Sì al patto col Comune» La Cgil: «Perché cacciarli?»  (Letto 2852 volte)
Redazione
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« il: 06 Ottobre 2010 - 01:25:24 »

di Eugenio Barboglio (fonte: Brescia Oggi)

26 settembre 2010

Pronti a firmare il patto di cittadinanza. Lo precisano i sinti del campo di via Orzinuovi 108. Restare lì tutto inverno nelle condizioni attuali del campo, però, per loro è una prospettiva nera. Per questo si dicono decisi a rispettare gli accordi che sottoscriveranno con l'amministrazione: il campo verrà bonificato e loro pagheranno regolarmente i consumi di energia e acqua e gli altri servizi comunali, stimati in duemila euro annui. Accettano il regolamento votato ieri dal consiglio comunale, ma non capiscono, e con loro anche il segretario Damiano Galletti della Cgil, perchè nel giro di un anno e anche se rispetteranno i patti, debbano lasciare la città. «Si sentono bresciani - sottolinea Galletti - e ci tengono a restare. Per questo rispetteranno gli accordi. Ma cacciarli mi pare una speculazione sulla pelle di cittadini bresciani, perchè tali sono. Non sono qui impropriamente».
Galletti non cerca contrapposizioni: «Lasciamo ad altri la polemica politica». Ma ci tiene a precisare alcune cose. Ad esempio «che il trasferimento di alcune famiglie a Guidizzolo è saltato non perchè le prime rate al Comune, acquirente del terreno, non sono state pagate. Vero che non sono state pagate ma perchè Brixia Sviluppo non aveva chiesto la Dia, la dichiarazione di insediamento abitativo al comune di Guidizzolo e perchè la gente del luogo non li voleva e aveva eretto muri pur di non farli arrivare». La verità sinti è che «noi avevamo già versato 2700 euro di caparra, ma prima delle rate volevamo la sicurezza della residenza che invece non c'era». Comunque afferma il capofamiglia Quirini «se domani ci dicessero che si può andare a Guidizzolo noi saremmo ben contenti di partire».
Sono meno contenti invece quelli che dovrebbero trasferirsi nel campo di emergenza di via Borgosatollo. I rapporti con i nomadi di etnia rom non sono idilliaci. Anche se - sottolinea Galletti - di questa eventualità di trasferimento di alcune famiglie non eravamo stati informati. Lo apprendiamo ora». Ma è evidente che il sindacalista nutra dubbi sulla legittimità di un allontanamento nel giro di un anno, una prospettiva che tra l'altro non sembra il migliore degli incentivi per far pagare ora le utenze a chi in passato non si era distinto proprio per puntualità.
GALLETTI comunque mette in guardia dal trasformare la vicenda di 108 sinti in un caso di emergenza sociale, perchè non lo è. «A Brescia in totale i nomadi sono solo trecento, nulla insomma che desti allarme». E pensa che non si debbano trascurare i molti segnali di integrazione: «C'è una percentuale del cento per cento di frequenza dei bambini sinti nelle scuola bresciane». E Barbara Sobardi Danesi di Arci Ragazzi esibisce una pagella media di un alunno sinti piena di bei voti. E ricorda i programmi di inserimento sociale, di doposcuola e di imprenditoria femminile che stanno funzionando.
L'assessore ai Servizi Sociali, Giorgio Maione, ricorda per contro che «è vero che i sinti non poterono trasferirsi nelle 13 casette realizzate per loro dalla vecchia amministrazione» perchè quella nuova si affrettò a cambiare destinazione d'uso, destinandole a campo d'emergenza per famiglie disagiate. Ma aggiunge che «nessuno di loro aveva pagato i debiti delle utenze, condizione senza la quale non avrebbero potuto trasferirsi». E ribadisce «che i sinti trovino il modo di vivere qui, ma non in campi nomadi perchè Brescia li chiude tutti».
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