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Autore Topic: L'arte dei suoni nella cultura zingara  (Letto 5696 volte)
Luisa
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« il: 23 Giugno 2008 - 06:11:16 »

L'arte dei suoni nella cultura zingara

La musica, il canto, la danza sono elementi artistici che permettono di rappresentare i sentimenti più profondi dell'essere umano stabilendo chiavi di comunicazioni che superano il campo della razionalità. In tutte le culture, in tutti i popoli, la musica forma parte sostanziale della propria storia esistenziale e in ogni canto, danza o interpretazione si possono rintracciare un'infinità di esperienze passate, di sentimenti di ogni tipo e messaggi che sgorgano dalla parte più profonda dell'essere. Se l'Europa è un mosaico culturale e anche un mosaico musicale e ogni popolo è custode di ritmi e stili che sono andati rinnovandosi attraverso i secoli grazie alle influenze orientali, africane, americane etc... A questo ricco mosaico culturale europeo, che cambia di colore e forma in ogni momento, gli zingari storicamente hanno dato il loro apporto con colori e forme distintive e al tempo stesso armonici che vanno dal Jazz Manouche francese fino al Flamenco spagnolo passando per interpretazioni di corte, popolari e classiche. Il modo inconfondibile di far musica da parte degli zingari con i propri ritmi, le proprie forme, le proprie interpretazioni si è sviluppato in maniera diversa secondo la regione e i condizionamenti storici e sociali dei paesi che li hanno ospitati. La miniera di formule, ritmi, armonie, melodie che gli zingari hanno prodotto sono stati abilmente sfruttati da celebri compositori come: Listz, Brahms, Schubert, De Falla, Granados, Turina, Ravel, Debussy, Dvorak e tantissimi altri. Soprattutto nel periodo romantico c'e stata una grande valorizzazione della cultura e della musica degli zingari, ma ai Rom non e mai stato riconosciuto questo merito. I Rom da sempre svincolati dai parametri di vita dei caggé (non zingari) vivono la musica come espressione profonda della propria esistenza, spessissimo e un mezzo di decontrazione psicologica, di liberazione" dalle repressioni che la società circostante "sorda" ed inospitale, inevitabilmente provoca ai Rom, ma altrettanto spesso è un mezzo di "comunicazione" e di trasmissione di valori non solo culturali ma anche etici. Questo Litsz lo capì perfettamente e non a caso scrisse nel suo libro "Degli zingari e della loro musica in Ungheria": ...l'arte è un linguaggio sublime, un canto mistico, ma chiaro agli iniziati, e viene usato per esprimere quello che vogliono senza lasciarsi influenzare da nulla che sia estraneo ai loro desideri. Hanno inventato la loro musica e l'hanno inventata per loro stessi, per parlarsi, per cantare fra loro, per mantenersi uniti e hanno inventato i più commoventi monologhi". Per capire la musica zingara, quindi, occorre viverla alla maniera zingara, significa capire lo spirito zingaresco e come esso si sia evoluto. Parlare della musica zingara significa parlare essenzialmente della cultura Rom in termini tangibili. La sua evoluzione segue parallelamente l'evolversi delle vicende storico-sociali di un popolo errante, disperso e oppresso nel mondo, che straordinariamente e gelosamente ha custodito i suoi tratti essenziali nel tempo e nello spazio. La musica zingara riflette per questo lo stato d'animo profondo di un popolo che ha fatto del dolore della precarietà gli emblemi del proprio virtuosismo artistico. Essa è figlia di un lungo travaglio fisico, morale e psicologico e non può non avere tratti elegiaci, dissonanti, graffianti, melanconici, ribelli ma allo stesso tempo una musica viva, briosa, piena di ritmo incalzante, piena di vita. Un popolo, quello zingaro, caratterizzato dal suo destino, dal suo fatalismo atroce, da quel suo girovagare per alleviare il "dolore del vivere", da quel ricominciare sempre daccapo. L'interpretazione zingara è di tipo creativo ed è il risultato di un complesso di conoscenze personali maturate durante il corso della vita ed è caratterizzata da una improvvisazione estemporanea. La ricchezza ritmica, gli abbellimenti, i melismi e gli ornamenti del testo o delle esecuzioni strumentali sono tipici tratti ereditati dall'antica scuola orientale e tramandati fino ai nostri giorni di padre in figlio. Dall'interpretazione zingara escono fuori messaggi commoventi e lamentevoli allo stesso tempo, carezzevoli e furiosi ma sempre pieni di speranza, d'amore, di fratellanza. Esce fuori quell'intima forza che i Rom hanno e che è il segreto della loro lunga esistenza in un mondo avverso. L'interpretazione zingara è una figura convenzionale dai molteplici aspetti che si legano fra loro, si caratterizzano, si trasformano, si tramandano. Da questa immaginazione estetica si delineano le linee principali della pratica interpretativa zingara: il superamento di ogni rigidezza ritmica e metrica (il famoso "rubato") per mimesi del fluire naturale, le idee melodiche principali sorrette da un costante lirismo effusivo dovuto alle esperienze di viaggio e della vita all'aperto con il pieno contatto con la natura; il "forte" temperamento zingaro alla base di ogni punto nodale verso cui tendono le linee discorsive; la realizzazione dei propri sentimenti e delle proprie esperienze rivelate nel carattere di un episodio attraverso la disposizione libera e soggettiva delle più piccole sfumature dinamiche, delle agogiche e dei fraseggi. Lo spirito zingaresco interviene sugli elementi musicali utilizzati, qualsiasi essi siano, utilizzandoli in maniera "caratteristica". La costante esigenza degli zingari di "appoggiarsi" ad elementi musicali nuovi ed estranei nasconde l'intimo bisogno di non morire, di rivitalizzarsi attraverso l'interscambio degli elementi assorbiti dall'ambiente circostante. Ma nella musica zingara e riflessa tanta loro filosofia di vita; per esempio: il nomadismo, il continuo girovagare, l'instabilità della dimora non sono forse rappresentate musicalmente con le "variazioni?". Trovare il modo di guadagnarsi da vivere per se e per i figli non è forse "improvvisare" da un punto di vista musicale? E l'esigenza di spezzare la secolare catena di emarginazione che attanaglia i Rom non è forse rappresentata dalla vivacità e dalla ricchezza delle trovate ritmiche? L'importanza di tale bisogno di esprimersi è di gran lunga maggiore del supporto al quale si chiede sono di potersi adeguare, non è importante cosa si suona, ma come si suona. Da quest'ottica si può ben comprendere l'importanza della musica per gli zingari che, come la lingua, non hanno mai affidato alla tradizione scritta il compito di tramandare la propria arte; solo di recente si è cominciata a scriverla, di certo però i Rom hanno bisogno della musica come i pesci dell'acqua.

tratto da  "Il mondo Rom", sito curato da Santino Spinelli
http://digilander.libero.it/vocidalsilenzio/ilmondodeirom.htm
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