la superficie e il gorgo 
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Zelinda Carloni
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UNA SPLENDIDA E MOSTRUOSA ESSENZA
 
La speculazione sull'uomo, sulla sua natura e sulla sua essenza, ha una grave carenza rispetto alle cosiddette scienze esatte: queste hanno da sempre considerato il tempo come una funzione imprescindibile e centrale della elaborazione teorica mentre quelle, le scienze umane, hanno spesso trascurato questa funzione, e ciò con pesanti risentimenti delle circostanze teoriche. Il tempo delle scienze umane è fondamentalmente stato affidato alla considerazione della storia come disciplina preposta alla sua analisi, ed invece è proprio il concetto di tempo che assume la storia quello che è meno utile, se non addirittura deleterio, a considerare e ad intendere l'universo uomo. Intanto il tempo considerato dalla storia è spaventosamente, ridicolmente breve, rispetto al tempo realmente vissuto dall'uomo. Ciò è nato dal presupposto aberrante che la storia inizi (che il tempo dell'uomo inizi) con la sua scrittura, o giù di lì. È pur vero che l'antropologia ha uno sguardo un po' più lungimirante, ma è ancora del tutto modesto il contributo che questa disciplina, che dovrebbe essere centrale, ha dato alla storia del pensiero speculativo.
In realtà le scienze morali dei dati antropologici hanno ben poco tenuto conto. Nella storia del pensiero umano solo il mito si spinge più oltre e tenta lo Spazio e il Tempo come assunzione non funzionale ma sostanziale. Eppure ciò, che pur s'avvicina ad una più corretta impostazione del problema, non è ancora sufficiente. Perché il mito è pur sempre legato alla memoria, e dirò ad una memoria "storica", genetica, antropologica, che fa pur sempre riferimento a ciò che in qualche modo è il dato dell'esperienza della specie. Ma si può forse pensare che il Tempo esista solo in funzione della nostra memoria, e che in nessun modo debba interessarci il Tempo altro da noi, e che nessuna influenza possa avere o aver avuto o poter avere sulle nostre categorie di pensiero? È forse ipotizzabile che tutto il tempo che non ci ha compresi e non ci comprenderà né come individui, né come specie, né come mondo, debba perciò essere concettualmente trascurato?
È il Tempo il dato primo da cui bisogna ripartire per riconsiderare i dati della speculazione sull'esistenza.
È pur vero che esiste un tempo soggettivo che può anche essere considerato un universale, all'interno del quale si può fingere una rappresentazione del mondo convenzionale ma necessaria. Ma quando si va oltre l'io individuale, alla ricerca di un dato più radicale e profondo che coinvolga la specie intera in un tentativo onnicomprensivo, non è possibile trascurare la presenza del tempo e la sua assunzione ad elemento primario ed ineludibile dell'osservazione.
Si è detto il tempo che non ci ha compresi e non ci comprenderà: si è finto da secoli di non sapere tutto questo, continuando a lavorare di mente come se questo dato fosse relativo o peggio insignificante: non lo è. I dati della morale, che apparentemente sembrano lontanissimi dal nutrire dipendenza da questa circostanza, sarebbero probabilmente sovvertiti se messi di fronte a questa necessaria considerazione. Intanto sarebbe incontestabile la loro appartenenza ad un orizzonte fornito di meschine dimensioni, ad una convenzionalità fuori misura senza essere, come dovrebbe, dismisurata.
L'essere del Tempo, anche solo dai dati delle "scienze esatte", ci viene proposto come un immane contenitore che da solo riesce a contenere essere e non essere, una splendida e mostruosa essenza senza dimensioni, perché le contiene tutte, che metabolizza la vita e la morte, il nulla e l'esserci, che si riproduce su se stesso e da se stesso.
La cronologia è una sistematizzazione del Tempo, a cui siamo abituati ad attenerci, che è del tutto inadeguata a fornire un elemento di comprensione del dato: la necessità di creare una dimensione convenzionale al tempo ci ha lasciato credere che esso venga scandito dagli orologi.
Nell'attesa di essere in grado di valutare con il giusto respiro l'importanza del Tempo per la comprensione dell'uomo e della sua esistenza, sarebbe buona regola assumere la lezione della poesia e del mito, che è la poesia del tempo dell'uomo, per poter ripensare le circostanze del nostro esistere.