identità e imperfezione 
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Alfonso Cardamone
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LA VOCE CHE NOMINA LE COSE
("móvil" di francesco de napoli)
 
Distesa tra impegno (sociale, culturale, letterario) e culto del privato, tra attualità del divenire e inattualità pur feconda del mito, questa raccolta bilingue di Francesco De Napoli (italospagnola, con traduzione dall'italiano di Carlos Vitale), "Móvil" (Barcellona, 2001), raccoglie il meglio della produzione poetica del poeta lucano, cassinate d'adozione, così come si è venuta rappresentando ed esprimendo in un trentennio di attività e di pubblicazioni. Da "Noùmeno e realtà" a "Fernfahrplan" da "La dinamica degli eventi" a "L'attesa", da "Il pane di Siviglia" a "Urna d'amore", un breve, ma intenso e significativo excursus, per paradigmatici exempla, nell'universo poetico di De Napoli. Il tutto impreziosito dall'eco speculare della traduzione castigliana, veramente di rara efficacia.
Varietà di temi e di toni, ma, al fondo, una tensione costante, un accento unico, che fa immediatamente riconoscibile e inconfondibile questa voce poetica a noi contemporanea.
Una voce che indugia sulle "voci" (della natura, della memoria, dell'amore di un istante come del sentimento di una vita, del tempo che passa e trasporta con sé il male di vivere, degli autori più amati, degli amici perduti). Una voce che si interroga sul significato dei nomi, sul senso del nomare (le cose come gli eventi, la natura come le persone, i sentimenti…), consapevole, il poeta, che in questo "nomare", e solo in esso, si cela il "movente" (il "móvil", appunto, che dà titolo alla raccolta), "il più possibile strano / per giustificare vite errabonde / ed errate", che è poi come dire rintracciare, ancora oggi, il potere in senso stretto magico, ai primordi religioso, oggi sempre più laico, comunque perenne, della parola poetica.