identità e imperfezione 
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Fernando Mastropasqua
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CONTEMPLANDO NELLO SPECCHIO DI DIONISO
la Sala del Grande Affresco nella Villa dei Misteri di Pompei
 
Secondo due diverse interpretazioni, l'affresco potrebbe essere riproduzione di un originale greco risalente al IV sec. a.C. oppure opera autonoma del I sec. a.C.; in ambedue i casi ci troviamo di fronte alla più arcaica rappresentazione -che ci sia giunta- di un rituale dionisiaco. Poiché il rito per sua natura tendeva a fissarsi in forme rigide [altrimenti avrebbe perso la sua ragione e la sua efficacia], è molto probabile che le immagini e gli atti possano considerarsi identici a quelli più antichi, quando Dioniso non aveva ancora istituito il rito pubblico -non più segreto- del teatro.

Nell'affresco riconosciamo tre fasi: nella prima la domina presiede alla toelette di una fanciulla, assistita da due Eros; nella seconda sono illustrati i riti preparatori; nella terza Dioniso e Arianna danno vita alla rappresentazione del mistero [v. schemi].
Le tre fasi distinguono nettamente tre luoghi all'interno della sala e indicano il percorso che deve affrontare il visitatore per entrare in contatto con le verità dionisiache.
Per maggior chiarezza è meglio procedere, nell'analisi, alla rovescia, partendo dall'ultima fase (il mistero), per giungere alla seconda (il rito) e ritornare infine alla prima (la toelette). Infatti è la decifrazione del mistero che illumina le fasi precedenti. Per questo indicheremo con A, la terza fase; con B, la seconda; con C la prima.
Tutto emana dalla coppia Dioniso-Arianna. Il dio è in preda alla propria esaltazione: giace scomposto e in estasi tra le braccia di Arianna. Durante l'ebbrezza e la danza ha perso un sandalo [monosàndalos]. Il piede nudo ha un valore sacro e divino. Era la condizione, a cui ricorrevano gli eroi, i sapienti, i medici per mettersi in contatto con le presenze ctonie(1). Dioniso dunque mostra, in termini rappresentativi (di finzione scenica), lo stato d'invasamento e la denudazione del piede come atti necessari a penetrare nelle ombre del mistero.
Dioniso e Arianna sono collocati al centro della parete frontale rispetto all'ingresso principale della sala. Ai loro lati, sulla stessa parete, sono dipinti gli atti iniziatici [rivelazione della maschera, alla destra di Dioniso; lo svelamento del fallo, alla sinistra di Arianna]. Alle estremità la maschera di Sileno e la figura della Notte, angelo con le ali nere, segnano il territorio della iniziazione dionisiaca e spingono -in opposte ddirezioni sugli angoli formati dalle pareti longitudinali- a contemplare gli effetti dell'invasamento dionisiaco: dalla parte della maschera di Sileno, alla destra di Dioniso, la figura dell'Atterrita rende esplicita l'angoscia che invade il novizio di fronte alla crudeltà della conoscenza impartita da Sileno (2); mentre dalla parte della Notte, alla sinistra di Arianna, si assiste alla flagellazione dell'adepta.
Il terrore di fronte alla verità, difficile da accettare, di Dioniso, corrisponde al terrore di doversi sottoporre ad una dura disciplina di purificazione. A queste immagini di paure seguono, rispettivamente sulle due pareti, visioni finalmente serene: a colui che entra nella sua corte Dioniso offre i suoi doni: la musica e la danza, che permettono all'iniziato di "ritornare" alla felice età dell'oro (3), prima del Tempo, quando la vita non era stata ancora corrotta dal presente, dalla catena perversa delle nascite e delle morti, e Tutto semplicemente "era" in eterno. La musica e la danza sono rappresentati da Sileno che suona la lira, dal lato della maschera di Sileno e dalla Danzatrice che si accompagna con i cembali, dal lato della Notte. Le due figure contrapposte segnano i limiti del mistero [dopo la Danzatrice s'interrompe la sequenza pittorica in virtù della grande finestra - dopo il Sileno s'incontra l'illustrazione dei preparativi rituali che introducono al mistero: la fase B]. Da Sileno che suona la lira fino alla Danzatrice si determina nella sala uno spazio chiaramente rappresentativo, un palcoscenico con fondale e quinte laterali sul quale avviene la fase A: il Mistero. La felice età dell'oro, conseguenza della musica e della danza, doni di Dioniso, è situata tra Sileno che suona e l' Atterrita.
A dare unità alla rappresentazione e a rendere chiaro il doppio percorso che, però, muove in senso circolare dalle contemporenee iniziazioni [rivelazione della maschera-svelamento del fallo] da sinistra verso destra (4), è il Vento (manifestazione di Dioniso) che gonfia il velo della Danzatrice e il manto dell' Atterrita. Il movimento del Vento unisce le due pareti, unisce la Danzatrice a Sileno che suona [cembali e lira sono strumenti dionisiaci] e fa sprigionare dalla danza e dalla musica la visione dell'età dell'oro, conclusione del percorso, che viene così a trovarsi contigua al primo moto, quello che allontana l'Atterrita dal teatro di Dioniso. Ma il Vento emanato dal dio la obbliga a fermarsi e a seguire il vortice che dalla danza la conduce, dopo l'angoscia, verso la serenità dell'ultima visione.
Le iniziazioni che avviano il processo dionisiaco sono, abbiamo detto, la rivelazione della maschera di Sileno e lo svelamento del fallo. Il primo atto si fonda su un'attività particolare di Dioniso: lo specchiarsi. Fu contemplandosi nello specchio che Dioniso, secondo le tradizioni orfiche, si frantumò del tutto, subì una lacerazione che lo riportava al caos e gli consentiva di plasmare la visione di un mondo diverso. È lo specchio che permette di riconoscere la propria identità quanto di distruggerla per conquistarne un'altra. È un mezzo per contemplare l'età dell'oro e per divinare. Tutti i mondi, esistenti o no, trascorrono nello specchio, tutte le figure, reali o della mente, acquistano il corpo leggero dell'immagine riflessa. Lo specchio era infatti anche evocatore di presenze.
In una brocca, dal fondo riflettente, il novizio scorgeva per un attimo il proprio volto, al quale si sovrapponeva, per l'abile tecnica del sacerdote e del suo assistente di muovere la brocca insieme al sollevamento della maschera, il volto di Sileno. Era questi il sapiente precettore di Dioniso, custode della crudele certezza che la vita sia solo male per l'uomo.
La maschera di Sileno, riflessa nel fondo della brocca, rivela al novizio la terribile verità. L'angoscia che lo invade è rappresentata dalla figura dell' Atterrita che fugge allontanandosi dal luogo della rivelazione della maschera.
La seconda iniziazione consiste nello svelamento del fallo, riposto nella cesta mistica. L'ancella che procede all'atto porta la mystica vannus, simbolo di rigenerazione.
Come fallo rigeneratore il vaglio, con la sua azione ripetuta e violenta, libera il grano dalle impurità.
In quanto divinità vegetale Dioniso ha subìto questa flagellazione e ne fa gesto di rifondazione dell'identità del novizio. Come il terrore provocato dalla visione della maschera di Sileno serve a liberare da ogni impurità, da ogni falsa credenza sulla vita, il novizio; così il dolore della flagellazione scuote il suo fisico per liberarlo dai falsi comportamenti, rigidi estatici, dei vincoli sociali in atto e per indurlo a conquistare la levità multiforme e dinamica della danza. Non più un corpo stretto nelle anchilosate positure del quotidiano, un inerte burattino, ma un leggero volteggiare che inventa figure e forme: il corpo inventa infiniti corpi. La danza riunisce l'iniziando alla musica di Sileno e apre la visione del ritorno al prima di ogni tempo.
La fase B, ovvero i preparativi rituali alla partecipazione al mistero, sono collocati sulla parete alla destra di Dioniso. Essa è contigua all'atto conclusivo del mistero [Sileno che suona la lira-visione dell'età dell'oro] e comprende la lettura d'introduzione al rituale, l'offerta votiva di ciambelle, il rito lustrale dell'olivo: viene passato da una cesta nel canestro, purificato dall'acqua che vi versa sopra un'ancella e riposto poi nella cesta. La sacerdotessa di spalle effettua la lustrazione, che è ricordata anche nella formula dei misteri eleusini riportata da Clemente d' Alessandria: "... ho preso dalla cesta, dopo di aver maneggiato ho riposto nel canestro, e dal canestro nella cesta" (5).
Il gesto che qui viene compiuto con un ramo d'olivo, sarà ripetuto all'interno del mistero con il fallo dionisiaco.
La fase C, ovvero la prima, mostra la preparazione al rito. E una preparazione simbolica, che consacra l'essenza femminile del mondo dionisiaco. Questa fase infatti rappresenta la toelette di una giovane fanciulla, assistita da due Eros, di cui uno le regge lo specchio, e da una ancella che l'aiuta a pettinarsi. La scena avviene sotto lo sguardo della Domina, la Signora che presiede al Mistero. Lo spazio in cui è illustrata questa fase è quello vicino alla porta principale della sala: la Domina è collocata sulla parete della porta che fa angolo con quella su cui sono dipinti i preparativi del rito. La Domina è separata dalla fase B da una piccola apertura che dà in una stanza adiacente, adibita, pare, a camera da letto e che riporta sulle pareti immagini di satiri e ninfe; la toelette della fanciulla avviene invece nell'angolo tra la porta principale e l'altra parete longitudinale, ed è separata dalla Danzatrice della fase A dalla grande finestra che si apre su questa parete.
L'atto di abbigliarsi e pettinarsi era considerato di ambito dionisiaco. Infatti comportava una definizione di identità ed era dominato dalla presenza dello specchio. Un gesto preparatorio quello di specchiarsi che ha il suo doppio nella rivelazione della maschera di Sileno. Il pettine e altri oggetti della toelette muliebre, sacri a Demetra, fondatrice dei misteri eleusini, facevano parte del corredo della cesta mistica, dove accanto al simulacro del fallo di Dioniso o del pube di Demetra erano riposti dolci, ciambelle, pettini, specchi, ecc.
Il gioco dello specchio e il riflesso degli sguardi, nell'affresco, contengono il segreto per individuare il corretto percorso che il visitatore deve fare per riconoscere il cammino dell'iniziando a Dioniso.
Probabilmente l'entrata è quella minore, dalla stanza da letto, che permette al visitatore di osservare la Domina e cogliere, attraverso il suo sguardo, la direzione che lo porta davanti alla fanciulla che si pettina e si abbiglia.
Il visitatore nota, a questo punto, che lo specchio, che Eros regge davanti alla fanciulla, è in posizione frontale rispetto al suo volto. Dentro, nonostante l'impossibile posizione, come l'iniziando che si piega verso la brocca di Sileno, non scorge il proprio volto [altrettanto impossibile, ma quello che vi è dipinto della fanciulla. Il visitatore è dunque coinvolto nello stesso gioco dell'iniziando. Il volto della fanciulla dirige il suo sguardo verso la parete opposta, là dove comincia la fase B. Così il visitatore segue adesso i vari preparativi: la lettura, le offerte votive, la lustrazione del ramo d'olivo. Il suo sguardo è costretto però a fermarsi davanti alla figura di Sileno che suona la lira. La sua presenza indica infatti che dal territorio umano si sta entrando nel divino; invita dunque il visitatore a rivolgersi verso la divinità, dipinta al centro della parete-fondale. La visione di Dioniso in estasi induce adesso il visitatore a seguire con gli occhi i doppi avvenimenti che avvengono ai lati del dio, fino a lasciarsi avvolgere dalla danza e dalla musica.

NOTE
(1) K. Kerényi, Dionysos, London 1976, p.360. Cfr. anche Frazer, Il ramo d'oro, Torino, Boringhieri, 1956.
(2) La verità di Sileno, attestata da Teognide (I,425-28), Bacchilide, Sofocle, Cicerone e altri si ri