in traccia di luna - risalendo alle scaturigini del femminino sacro 
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Igor Traboni
 
FANTA-CARDAMONE
Il nuovo sorprendente libro
 
Alfonso Cardamone è personaggio a tutto tondo: calabrese di nascita e naturalizzato ciociaro, a lungo insegnante di Materie letterarie ed Educazione linguistica a Frosinone, un passato di serio impegno politico-amministrativo (è stato anche assessore provinciale alla Cultura), fine poeta (non solo autore di raccolte deliziose, ma anche anima culturale del premio Polis Poiesis) e saggista.
A proposito di quest’ultima ‘attività’, è da pochi giorni in libreria “In traccia di luna – Mitologie lunari tra oralità e scrittura”, l’ultima fatica di Cardamone, in bella veste grafica-editoriale, per i tipi di Luigi Pellegrini Editore di Cosenza.
Il libro verrà presentato venerdì prossimo 23 giugno alle ore 18,00, presso la Biblioteca Comunale di Frosinone, in Corso della Repubblica, alla presenza dell’Autore, del docente universitario di Roma 3 Ugo Fracassa (italianista specializzato in letteratura per l’infanzia) e Renzo Scasseddu (grecista e insegnante di Greco e Latino al Liceo Classico di Frosinone).
L’iniziativa si avvale del patrocinio dell’assessorato comunale alla Cultura e dell’Arci provinciale. Anche il quotidiano “La Provincia” ha voluto collaborare alla manifestazione, all’insegna di un solco culturale, già tracciato con la presentazione del libro di Andrea Pamparana su San Benedetto, il mese scorso alla Villa comunale.
Ma torniamo a quest’ultimo libro di Cardamone che tra l’altro si avvale della dotta prefazione di Romolo Runcini, curatore della collana e altro intellettuale di stampo superiore (e come definire altrimenti una persona che decide di inabissarsi tra libri e studi su un’isola, nel caso di Runcini su quella solo apparentemente minore di Procida?).
"In traccia di luna” chiude (ma non conclude, come diremo meglio tra poco) la trilogia che Cardamone ha dedicato in questi anni al ‘fantastico’, avviata con “L’ultimo dei reami” nel 1995 e proseguita, sei anni dopo, con “Sui confini”.
Ma come nasce in Cardamone questa passione per il fantastico? “Da decenni mi interesso con passione di questa sorta di triangolo fiaba-mito-epos, perché c’è indubbiamente un legame comune con il fantastico alla base di tutto. Nel mio primo libro il punto focale è costituito dalle fiabe, allargandosi poi a miti ed epica. Nel secondo, il nucleo è rappresentato dall’epos (l’epica teatrale, i tragici greci) e da lì si va verso il mito e la fiaba, in un continuo intrecciarsi. E così in quest’ultimo libro, in cui parto dal mito, ma sono continui i collegamenti con fiaba e epos. L’origine di questa passione? Presi a studiare le antiche fiabe russe e mi accorsi che in realtà nessuno … si era accorto prima che, all’interno di questo complesso, troviamo disseminati alcuni elementi che compongono un corpo particolare. Mi spiego meglio: là dove nelle fiabe il protagonista è sempre il giovane, il maschio, qui invece abbiamo la femmina, ben più importante del personaggio maschile. Ecco dunque che il passato non è solo patriarcale. La mia ricerca, soprattutto in questo libro, tende ad individuare le tracce che documentano i miti di un’antichità sommersa, identità diversa da quella che poi si è affermata”.
E in effetti, spiega ancora Cardamone nel resto della chiacchierata, alcune scoperte archeologiche, con tanto di divinità femminili, avvalorano questa tesi. Scoperte e ricerche che hanno permesso di stabilire come “anche i rapporti sociali e civili tra uomini e donne -aggiunge Cardamone- erano di collaborazione, e non di conflitto. Un sogno, una sorta di paradiso terrestre, una speranza per il domani”, aggiunge il Nostro. Che, va pur aggiunto, al domani guarda anche dalla sua prospettiva di un impegno politico-civile che non è certo venuto meno, ma che ha preso i binari di un pacifismo ‘reale’, di un ecologismo politico, che interpreta ed esalta il rapporto Natura-Cultura. E qui riaccarezziamo alcuni versi da ‘Le selve di Crono’, silloge cardamoniana di alcuni anni fa: “al fine della sua parabola il proiettile / cade giù a terra e non è più / proiettile”.
Ma rientriamo ancora una volta nell’alveo del libro: “Cerco di far emergere in maniera sempre più evidente il rapporto tra oralità e scrittura: i miti li metto a confronto con le mitologie dei popoli che non mi piace definire ‘primitivi’, quanto piuttosto ‘non letterati’. Ne scaturiscono risultati di un interesse sconvolgente, uno studio comparato che esalta radici comuni a tutte le latitudini”.
La trilogia, come dicevamo all’inizio, arriva in realtà solo ad un primo traguardo, una sorta di ‘intertempo’, per mutuare un termine dallo sport.
Il prossimo libro -anticipa Cardamone- vorrei dedicarlo ad Amazzoni e supplici, sempre su questo lavoro di scavo sul femminile pre-indo-europeo”.
Ma in tutto questo intenso lavoro di studio, ricerca, lettura, e poi ancora studio, ricerca …, la poesia di Cardamone, che tanto amiamo, che fine fa, che fine ha fatto?, ci chiediamo e chiediamo mentre andiamo a ripescare altri versi del Nostro: “e forse è vero che negli interstizi / si cela la poesia e non fugge né / è fuggita da quella che diciamo sia / la vita”.
C’è un rapporto dominante -risponde ancora Cardamone, con un’illuminazione improvvisa degli occhi vispi da intellettuale- tra la mia poesia e questi temi del fantastico. Mantengo un atteggiamento mito-poietico, comunque religioso, anche se non in senso tradizionale”. Alfonso è infatti un ateo dichiarato, per sua stessa ammissione, ma con quella sana curiosità anche verso ‘il religioso’ che lui definisce ‘antropologica’. Ma che noi coniamo piuttosto come l’ennesima qualità di un uomo di Cultura.

da "La Provincia Magazine" del 17 giugno 2006