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Renzo Scasseddu
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MARCELLO CARLINO: CIOCIARIA - QUELLA TERRA DI VIAGGI CHE NON DICO
 
Cosa è questo libro?
Quali gli argomenti?
Come è scritto?
Perché questo libro?
Innanzitutto mi preme dire che questa opera è un gesto d’amore, di rispetto per questa Terra di Ciociaria.
Il libro è una presentazione particolare, molto soggettiva (tanto soggettiva quanto coinvolgente, intrigante), che fa parte di una preziosa collana letteraria di particolare valore, dedicata ad immagini di varie città e territori. Un libro, un testo, un tessuto della Nostra Terra Ciociara, quindi.
Naturalmente, vi sono nomi concreti che descrivono la Geografia, altri che raccontano la Historia; vi sono richiami alla politica, alla economia di questo Territorio; vi sono pagine di viaggi (M. Carlino è la concreta ipostasi e nobilissima del ‘camminante’, che arricchisce la propria esperienza – umana e culturale – con i viaggi), pagine di paesi, pagine di acque e di pietre, pagine di paesaggi e di tramonti…
Eppure, non è il solito vademecum turistico, non è il solito volume da ‘strenna’…
No, è un’opera pe(n)sata, tanto sul piano della costruzione formale, quanto su quello, sostanziale, del pensiero, appunto, dell’invito alla riflessione, al memento. Un libro piccolo, un manuale, giusto del tipo che – etimologicamente e concretamente – io amo chiamare e)gxeiri/dion, un «pugnale», che con la sua punta lucente e acuminata penetra nelle pieghe più profonde della Nostra Ciociaria, ce ne fa conoscere e ri-conoscere i lati più significativi, più ricchi di suggestioni.
Gli argomenti sanno di terra ciociara, evidentemente, ma ‘viaggiata’ non come al solito, né oleograficamente descritta: dal petrolio (più o meno ‘fatuo’) di Ripi, agli ‘strani’, misteriosi orologi di Picinisco; dai suggestivi tramonti di Patrica, al castello di Morolo (con le sue storie inquietanti), dalle mura (ciclopiche, un tempo, oggi, molto molto meno) d’Alatri, Ferentino, Arpino alle chiese d’Anagni, Ceccano, Guarcino; ma anche le… pietre, quelle restaurate da anime nobili in borghi dal fascino discreto e silenzioso.
Ancora, il libro parla di acque: dalla scrosciante cascata di Isola del Liri, al procedere nobile, lento del Fibreno, e al correre (una volta) dei torrenti di Capofiume; dal Sacco ridotto ad un… sacco di inquinamenti, al Cosa, ch’ è ormai davvero povera… cosa; dai serbatoi ai lavatoi, questi ultimi con le loro storie semplici ma intriganti…
… dalla Terra di Campagna, fino a ‘sconfinare’ in territorio di “Marittima”, dal ‘magico’ Circeo al maestoso tempio di Giove in Terracina; e, ancora, in una Ciociaria abruzzese, molisana, campana… in questo senso – quello dei confini geografici – una Ciociaria che fa riflettere, sulla sua identità e su ciò che in ogni ambito ne consegue.
Il tutto detto, raccontato con sapida sagacia e analisi lucida: detto, raccontato così, concretamente, perché concretamente vissuto. Marcello Carlino ha doti rarissime di comunicazione, tanto orale (ed è xruso/stomoj, quanto scritta (ed è xruso/stuloj).
Lo stile, infatti, pur presentando segni evidenti del mestiere consumato di raffinato filologo e critico letterario –sostenuto, quindi (basti osservare la scelta di un lessico prezioso, ma sempre concreto e puntuale, contestuale, «consustanziale» per dirla con M. Carlino) –, si rende accessibile per la chiarezza, la trasparenza e l’agilità della scrittura, per la gioia del raccontare, tutta spontanea, congeniale (il ‘nostro liceale’ Gennaro Perrotta direbbe «jonica», come quella di Hom e/o di Hdt).
La costruzione è anch’essa dettata da naturale abilità creativa, compositiva e da… Sapienza universitaria. Un esempio concreto è la Ringkomposition delle pagine in cui è presente il dialogo, più o meno diretto: esso, infatti, è presente sia nel primo sia nell’ultimo capitolo; esattamente e analogamente come la presenza concreta e particolare degli Amici.
Ancora, questa struttura, ben tessuta e compatta, risulta evidente anche dall’ accostamento, sapiente ed equilibrato fra le sue parti descrittive, diegetiche e quelle, misurate e lucide, acute, talora anche ‘acuminate’ (ri-eccolo l’e)gxeiri/dion!) della riflessione che le accompagnano, a mo’ di binario, giusto come il binario di un treno, quello del viaggio, viaggio come questo in … Ciociaria, Terra di viaggi che non dico ma che M. Carlino ben dice.
Tutto ciò va rilevato non solo sul piano formale (che non è poco) ma soprattutto sul piano etico, nel senso del peso, della ‘cifra’ che M. Carlino attribuisce alla Parola (Le parole sono ‘pietre’ – diceva con felice e robusta espressione C. Levi), Parola pe(n)sante, dunque, Parola alta, scelta, pregnante, qualificante… Nel senso che la Parola è legata alla Categoria, al Valore della Responsabilità, sia nei confronti del Lettore, sia verso il tema trattato – in questo caso la Sua, la Nostra Ciociaria – sia pensando al Suo ruolo di Docente, di Uomo impegnato nella vita politica e sociale di questo (e non solo questo) Territorio.
In un mondo (più appropriato ormai è dire (etimologicamente e realisticamente) ‘pianeta’ = ‘errante’), in cui la parola sta diventando sempre più sciatta, diselegante, approssimata, mercificata, vuota ormai, rispettare il senso e il ruolo della Parola significa rivalutare il senso profondo, ineludibile, necessario, vitale della Comunicazione tra gli Uomini.
Questa, credo – come uomo di Lettere, anch’io – sia la stupenda, meravigliosa idea, il ‘Credo’, profondo, il Memento, convinto, di M. Carlino, cioè l’alto ruolo civile, morale, educativo, nonché politico (nel valore originario, greco della parola) della Letteratura…
E questo libro è di Alta Letteratura
Il Viaggio, come da sottotitolo.
L’amore per il viaggio fa di M. Carlino un convinto difensore, profondamente innamorato ed egli stesso epigono dì un genere in via d’estinzione, quello già su accennato del ‘camminante’. Il quale ‘viaggia’ il proprio Spazio, senza lottare col Tempo, quello materialmente e quindi riduttivamente produttivo, ma è in armonia profonda con il Tempo Creativo.
Spazio e Tempo anch’essi in armonia, concordi, al servizio l’uno dell’altro, come camminanti sullo stesso… binario. Pensiamo al Tempo binario dei due orologi di Picinisco con due ore differenti: uno segna il Tempo dell’anima, della poesia, della fantasia, della riflessione, l’altro, quello regolare, rintocca le ore della prosa, della quotidianità…
Il nostro Autore preferisce viaggiare, da pendolare sui generis, senza assilli, tra Frosinone e Roma (dove insegna, all’Ateneo «La Sapienza», con entusiasmo ‘interattivo’ con i suoi studenti – il sunagwni/zesqai del dra=ma, della rappresentazione teatrale greca, espressione letteraria suprema: interazione tra Attore e Coro, come dire tra Poeta e Polis), per non perdere occasione di fare incontri, di conoscere persone e ‘cose’, di parlare, leggere, studiare, osservare, immaginare, fantasticare, e ha scelto, convinto, di risiedere in Provincia (la Ciociaria, appunto), per usare, vivere la quotidianità del giornalaio, del negozio del quartiere, del caffè vicino la Biblioteca Comunale, del droghiere, di fare la spesa con oculatezza e competenza (M. Carlino è un esteta – e non astratto – dell’arte culinaria); per conversare, per frequentare la convivialità degli Amici…
Un libro che fa riflettere… continuamente…
A proposito di tramonto, leggete (e rileggete) il cap. «La filosofia del tramonto», per riflettere, per pensare, per guardare alla stessa Ciociaria come a una Terra di tramonto, di nostalgia, di abbandono, ma con la energia rinascente di ricominciare, così rispondendo – comite crepuscolar Gozzano – agli atti e parole d’onnipotenza debordante che politici e chierici d’ogni dove urlano con il loro delirante ed escrescente bubbone di potere.
Il tramonto che rappresenta, ben sì, la fine della giornata ma anche il fine; il tramonto che fa pensare alla morte ma ci rende anche «reduci dalla morte», come dice l’Autore, e ci fa pronti per un nuovo giorno, per la Vita, per una Vita Nova, quella che M. Carlino, osservando un tramonto ciociaro, augura alla ‘Sua’ Ciociaria.
In una società in cui, da più parti, anche molto importanti, visibili, si parla di relativismo come disvalore, M. Carlino, provocatorio – sempre comite Gozzano – ma tutt’affatto convinto, (e, devo dire, convincente) ri-assegna un ruolo positivo, un Valore particolare e profondo al Relativismo, a quel mondo fatto anche di ‘piccole cose’ ma che ci conducono alla autocoscienza, alla criticità, ce ne ri(s)velano l’importanza e la bellezza: al tutto, ce ne suggeriscono, concreto, l’esercizio. Questo, il memento del nostro Autore, quello del recupero di ciò che è stato nella/per la Ciociaria, al «… riuso… delle preesistenze. L’arte di chi guarda la vita con gli occhi della morte».
Questa la sua e, perché no?, la nostra «filosofia del tramonto».
Nel cap. «Altre marche identitarie», l’Autore parla (supra) di una Ciociaria senza confini, senza identità, così come si confonde con/in altre Province... e ci porta ad altre riflessioni… Ad es., io credo che proprio questo carattere-non carattere ne segni, ne caratterizzi, quindi, e ne arricchisca la creatività, la generosità, pur nella contraddittorietà di una provincia senza «marche identitarie» territoriali.
Dicevamo prima, in altro ‘scorcio’, del primo e dell’ultimo capitolo. Bene, quest’ultimo è quello che amo di più: arrivateci, numerosi lettori, all’ultimo capitolo, dove il nostro viaggiatore dialoga con una giovane laureata, già sua candidata, in cerca di una mèta, di un ruolo, di un futuro, un po’ come quello, ‘indefinito’, della Ciociaria. Il dialogo (in cui si parla anche di questo libro) è tanto serrato quanto scorrevole, pacato; eppure io vi leggo una nota struggente di malinconia, di velata pur se controllata tristezza nelle parole amare della giovane ancora senza mèta, la quale però trova nell’espressione ‘paterna’ del suo attento interlocutore un appoggio ed un sostegno che sanno di solidarietà, di affetto, di speranza e di augurio, credo proprio con lo spessore di quegli stessi sentimenti con cui M. Carlino guarda alla ‘Sua’ Ciociaria.
Perché questo libro, dicevamo.
I motivi sono tanti e significativi. Qualcuno è venuto già fuori, intrecciandosi con altre analisi.
Provo a dirne qualcun altro… e mi viene in mente il rispetto, l’amore, l’orgoglio dell’appartenenza… l’amore per la sua Terra d’elezione, per il Viaggio, per gli Amici.
Ciò è dimostrato anche da uno scopo particolare, che attesta il valore profondo dei motivi, delle cause, del perché questo libro: i proventi delle vendite sono destinati alla Associazione per la Vita «Carlo Donfrancesco», che opera, in campo medico, nel sul per con questa Nostra Ciociaria, a testimonianza della fattiva, concreta ma discreta, attività nel Volontariato esercitata senza clangori inutili da Marcello Carlino, insieme agli Amici di cui – in particolare e in generale – Egli parla in questo suo libro.

Prima ho accennato al verbo sunagwni/zesqai… Bene, questa è un’altra bellissima caratteristica di M. Carlino quella di coinvolgere, di appassionare, essere simpatetico (anche qui, alla lettera, alla… Parola – pa/qoj, che vuol dire, come vox media, «partecipazione, sentimento»), di interagire con i suoi interlocutori, qui con i suoi lettori. Infatti, questo è un libro ben detto per tutti noi e benedetto da tutti noi, un libro che bene dice della Ciociaria e benedice la Ciociaria. E noi tutti, tutti Ciociari, benediciamo Marcello Carlino, lo ringraziamo per questo dono sentito, sincero, semplicemente bello, che Egli ha offerto a noi tutti ed alla Ciociaria intera.

Grazie, Marcello carissimo.

Marcello Carlino,
Ciociaria - Quella terra di viaggi che non dico
Ed. Guida NA 2007