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Marcello Carlino
 
INTRODUZIONE a SUI CONFINI
dalla "rilettura di edipo", libro di a. cardamone, pubblicato da "papageno", aprile 2001
 
Questo sappiamo della letteratura del tempo in cui sta l'origine remota della modernità nostra: che non appariva stretta, come in una camicia di Nesso, dalla logica della divisione del lavoro e che i particolari modi d'espressione, a cui poteva accompagnarsi, non erano altrettanti articolati di parametri funzionali, di livelli, di mansionari tutt'affatto specifici. La totalità della scrittura di quel tempo doveva essere, e vogliamo dire alla lettera, un macrotesto organico, un ipertesto vero.
A questo "sapere" Alfonso Cardamone riporta la sua ricerca sopra Edipo. Non v'è atto o frammento o verso di tragedia (di poesia), eschilea o sofoclea, dove egli si fermi come in uno spazio chiuso o stia come in una dimora di cui siano irrevocabili limiti e proprietà, sicché per uscirne, od entrarvi, bisogna munirsi di visti e permessi. Facendo capo ad Edipo, piuttosto, e tutt'intorno, è tracciato e seguito un sentiero ininterrotto: abolite le gerarchie, cancellati dalla mappa il centro e la periferia, i racconti - -i racconti "tragici", i racconti del mito, i racconti dei racconti del mito- - sono fatti comunicare l'uno con l'altro e senza classifiche di merito, come forse avveniva un tempo, una spola siffatta intessendo e tramandando il sapere.
Cardamone muove da un'idea antropologica del racconto e la mette in opera disabilitando sia la degustazione pura del testo, sia la tematizzazione ideologica su un apriori concettuale (come è capitato si sia fatto nel territorio della psicoanalisi): assecondando, invece, la "forza" del viaggio (una forza alimentata da visite programmate e pure da incontri casuali, da rotte determinate e da derive) dentro il macrotesto di un iper-racconto antropologico.
È cosI che Edipo finisce per raccontarci, essenzialmente, una storia riferita alla dialettica del potere; ed è cosi che, in analogia con questa scrittura di ricerca la quale, non avendo né centro né periferia, si pone per vocazione e per scelta sempre sui confini, anche Edipo racconta la sua storia da un sito di confine: tra matriarcato e patriarcato, catabasi e anabasi, cecità e veggenza, pulsione di vita e pulsione di morte, viscere e intelletto, passione e ideologia, principio di piacere e principio di realtà, sapere e conoscenza.
Da questi confini Edipo può suggerire a noi, per oggi, una linea di "politica antropologica", che faccia leva appunto sulla cultura dei confini? lo, benché non ami attualizzare ad ogni costo e benché apprezzi le grandi virtù di uno sguardo straniato, dalla lontananza del tempo, sono portato a credere di sì. E sono pure persuaso che qui stia una ragione non secondaria della "restituzione" che Cardamone fa di Edipo, rileggendolo sul filo di molteplici racconti.




alfonso cardamone: "SUI CONFINI - rilettura di edipo", edizioni papageno Palermo, aprile 2001