le botteghe d'oriente 
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Roberto Miele
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DISSEGRETI
Introduzione all'opera pittorica di Claudio Tuccillo

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A pochi passi da via Theîon, dove il crepuscolo disvela il desiderio di aggrapparsi al presente, una donna, il cui nome appartiene all’oblio, osservava distratta i passanti, dalla soglia della propria casa. Chiunque ne avesse rapito gli sguardi, sperando, in tal modo, di eternarne l’attenzione, come una mano soffoca il silenzio, non avrebbe potuto fraintendersi meglio.
Ebbi occasione di parlarle una sera d’autunno; piangeva, e mi proposi di lenirne lo sconforto.
- Perché credi ch’io soffra? Le lacrime non solo ci tradiscono, più spesso pretendono di esistere inevase.
- Probabile sia solo una pretesa.
- Non è inutile, tutt’altro. Lo sarebbe se appagasse l’intenzione di stare meglio, o più semplicemente se svangasse un’abitudine. Vedi? Mi hai visto piangere e hai creduto che fossi triste; fossi davvero triste, piangerei?
- Capisco, eppure…
- Non sorprenderti, se non per arginare ulteriori eventuali dubbi.
- E non dovrei dubitarne? Insomma, se mi bastasse una certezza -quella per la quale il suo pianto è solo un pretesto- avrei potuto non fermarmi, dunque negare l’apparenza.
- Fermandoti, hai ottenuto quanto non cercavi, ma diversamente. Entra…
Nelle stanze la penombra consacrava l’odore delle castagne. Alcune tele, mal disposte sui cavalletti, rappresentavano degli interni: camere da letto, soggiorni, e un atelier piuttosto singolare.
La seguii lungo un corridoio che sfociava nella stanza per certi aspetti simile a quella vista poc’anzi sulla tela. Per quanta esitazione mi bruciasse dentro, da ardere persino lo stupore, riuscii comunque a constatare una lieve coltre di polvere posatasi ovunque, fuorché sullo specchio.
- Ti sembra bello? Intendo… ciò che vedi.
- Potrei risponderle di si nella misura in cui penso significhi qualcosa.
- Potresti, ma prima bisogna non solo vedere. Da bambina cercavo un perché grazie al quale per vedere qualcosa occorreva disvederne il vuoto che vi era intorno. Adesso, guardandomi allo specchio, tremo all’idea di riconoscermi. Avvicinati ancora, ancora un poco, e prova a dirmi quello che non vedi.
Che dirle? Che ho provato a smarrire l’indolenza, che pochi ancora osano osservarsi, e che ogni gesto, ogni provocazione è meno effimera di quanto la circonda? Che dirti, lettore, non ne hai abbastanza?
Avvicinati un poco, un poco ancora…

Recensione creativa, scritta in occasione della mostra personale del pittore.