le botteghe d'oriente 
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Alfonso Cardamone
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DOVE SORGE IL SOLE E DOVE TRAMONTA
schede per la zarina
 
Elena la Bella vive confinata in un iperbolico ultimissimo dei reami, oltre lo stesso "ultimo dei reami" ai "confini della terra". Il palazzo che la rinchiude è circondato da un giardino "incantato". Elena è una bella rapita, che attende il suo salvatore mentre si trova in un mondo che non è il nostro mondo: è un altro mondo, anzi, tout court l'altro mondo.
Vassilissa viene conquistata e liberata dal suo eroe mentre si trova anche lei relegata "nell'ultimo dei reami", in un luogo lontanissimo, "ai confini della terra", là -si aggiunge-dove nasce il "rosso solicello". E quest'ultima è una marca incontrovertibile del mondo dei morti.
La galleria che Gilgamesh attraversa, nel suo viaggio alla ricerca di Utnapishtim e del segreto della vita eterna, è "il sentiero del Sole", e le radici della montagna, sul cui fianco si apre l' "oscura galleria", arrivano "fino agli Inferi".
Anche i testi ittiti -ci informa T .H. Gaster -"parlano spesso della strada sotterranea del Sole, e una leggenda estone ci narra come un principe giungesse a una porta segreta che s'apriva sulla strada per l'Inferno". Non diversamente Kessi il Cacciatore, eroe dell'antichissima storia ittita, varca "la porta del tramonto" al di là della quale "si stende il regno dei morti". Oriente e occidente, in questa prospettiva, sono intercambiabili, sono la medesima cosa:
"Il mondi dei morti -scrive Anita Seppilli- è identificabile: è una data caverna, è il grembo della terra: ma questa caverna è contemporaneamente tutte le caverne, che poi saranno considerati ingressi a quel mondo; oppure è un'isola, ma quest'isola è ora qua ora là, dove sorge il sole e dove tramonta...".
Maria Marina, bellicosa principessa detentrice della dignità regale che trasmette per evidente via matrilineare, è anch'essa una bella rapita, e rapita nel regno dei morti da un personaggio che nello stesso nome porta le stigmate dell'inferno a cui appartiene: Scheletro senza Morte.
In un'altra fiaba, Elena la Saggia è addirittura identificabile con la regina degli inferi. Ella, infatti, che risiede nei bianchi ed incantati palazzi del maligno, ancora una volta "ai confini della terra, nell'ultimo degli stati", siede sopra un "trono d'oro", è chiamata dalle figlie del maligno "la nostra potente sovrana", presiede all' Assemblea delle anime-colombe (gli uccelli sono tradizionalmente rappresentazioni delle anime dei defunti) ed insegna loro "diverse magie".
E la figlia di uno zar, "rapita da Scheletro senza Morte", non solo è tenuta prigioniera in un luogo inaccessibile sopra una montagna dagli inconfondibili tratti edenici, ma nel ricevere Ivan, e prima di interrogarlo, gli dà "da bere e da mangiare", comportandosi esattamente come la babajaga analizzata dal Propp, cioè come la guardiana del mondo dei morti, che offre al viandante il cibo dei defunti per constatare se sia o no un impostore.
Ancora: l'Elena la Bella del "Principe Vasilij ed Elena la Bella" si trova pur sempre in un palazzo situato in un "reame" dalla lontananza indefinita, chiara allusione all' "ultimo dei reami", ipostasi del mondo dei morti. Ed infine, la "bella ragazza a cui scorreva acqua dalle mani e dai piedi", acqua miracolosa e risanatrice che faceva diventare più giovane di trent'anni chi ne avesse bevuto, può essere raggiunta da Ivan (naturalmente nell' "ultimo dei reami" "ai confini della terra") solo dopo che l'eroe abbia traghettato le acque di tre vasti fiumi, e cioè le acque della morte.
Elena la Bella, o Vassilissa, o Maria Marina, o chi altra mai di questo gruppo delle fiabe russe raccolte da Afanasjev, sono la stessa persona, rispondono alle medesime funzioni, denunciano la stessa ascendenza archetipica. E si tratta dell'archetipo di un mito, precisamente di un mito mediterraneo: il mito di Helene micenea e premicenea, studiato accuratamente dalla Seppilli e dalla studiosa messo in rapporto diretto, da una parte con i riti di iniziazione e propriamente con il rito di pubertà, dall'altra con le rielaborazioni dell'epos.
Uno studioso inglese, il Buttersworth -riferisce la Seppilli- "sceverò nei cicli mitici localizzati nei centri di civiltà micenea una preminenza (che sarà seguita poi da un conflitto) della discendenza regale matrilineare in base a cui la regalità apparteneva alla donna e veniva gestita da colui -per lo più uno straniero- che la conquistasse dopo aver dato prova delle proprie benemerenze: Pelope e Deidamia contro Enomao; Ippomene ed Atlanta; ciclo Calidonio, ordinamento dei Feaci, ecc.".
Tenendo presenti queste recenti acquisizioni della critica, la Seppilli analizza a sua volta il mito di Elena e la sua trasposizione nell'epos greco, pervenendo alla conclusione che l'Elena omerica sarebbe una diretta discendente da una Elena mitica, figura del culto (e precisamente di un culto pre-miceneo, connesso ad una forma di civiltà matrilineare), una di quelle figure destinate a discendere agli inferi ma anche a risorgerne, dopo essere state liberate da qualcuno in seguito ad una lotta tra due persone o tra due gruppi. L'analisi della studiosa e le sue conclusioni a me appaiono molto convincenti, oltre che estremamente affascinanti. Quello che stupisce è che la Seppilli, preoccupata, in linea generale, di rintracciare nelle leggende certificate dall'epos i motivi del rito iniziatico, mentre giunge a rilevare la presenza nei miti classici di motivi fiabistici che sarebbero appunto derivati da alcuni antichissimi riti e, in modo particolare, dal rito per eccellenza e cioè dal rito iniziatico, non si accorga, o comunque trascuri di darne notizia, del singolare parallelismo esistente tra le funzioni del mito e del rito di Elena, che ella documenta, e quelle riscontrabili nelle figure delle citate eroine delle fiabe di Afanasjev.
Abbiamo già visto che Elena la Bella (e le sue omologhe di differente nome ma di identiche funzioni) corrisponde pienamente al canone della bella rapita, e precisamente della bella rapita agli inferi da un eroe che viene da lontano.
Riscontriamo adesso nelle fiabe le altre funzioni connesse al mito.

La discendenza regale matrilineare
L'arciere protagonista della fiaba "L'uccello di fuoco e la principessa Vassilissa" può ereditare il regno solo in seguito ad un atto che decide del suo matrimonio con Vassilissa. L'Ivan di "Maria Marina" è chiamato a governare insieme con l'eroina ricevendo la dignità regale per evidente via matrilineare. L'eroina della fiaba "Il Principe Vasilij ed Elena la Bella", divenuta alla fine della vicenda zarina, affida il suo reame al principe Vasilij, confermando quella prerogativa fondamentale della Potnia preellenica (figura alla quale la Seppilli riconnette sia l'Elena del mito che quella dell'epos), per cui la regalità "apparteneva alla donna e veniva gestita da colui -per lo più straniero- che la conquistasse dopo aver dato prova delle proprie benemerenze".
Così, ancora, la "bella ragazza" co-protagonista di "La favola del giovane coraggioso e dell'acqua della vita", raffigurata come una vera e propria regina dei morti (non diversamente dalla Persefone di cui l'Elena del mito è una personificazione), appare detentrice della dignità regale: Ivan può ereditare il regno solo dopo aver sposato la fanciulla risanatrice.

Apportatrice di guerra e di morte
La medesima fanciulla, di cui sopra, prima uccide e poi risana: non solo è 'regina', ma è regina di guerra. Così, nel rito, Elena era una divinità guerresca, che presiedeva a Sparta agli scontri rituali fra due manipoli di efebi, e nella tradizione mitica era presentata come colei che portava la guerra e la morte nel mondo, colei alla quale erano legati, ancora nel rito, i giochi agonali considerati come parte delle cerimonie funebri. Anche l'Elena la Bella della fiaba d'apertura della raccolta di Afanasjev è una figura apportatrice di guerra, o almeno di conflitti violenti e di duelli mortali: ella diviene oggetto di contesa cruenta, ed è anche per lei che i fratelli uccidono Ivan, anzi lo fanno "a pezzettini", espressione estremamente significativa, che ricorda da presso una pratica tipica della "uccisione rituale" legata alla "morte apparente" dell'iniziando sottoposto ai riti di iniziazione.
E Maria Marina non è forse una specie di Barbablù in gonnella che, partendo per la guerra, lascia allo sposo, tra le altre incombenze, anche quella di osservare il divieto di aprire la fatale porta? (ed anche lei appare in relazione con le pratiche del rito di iniziazione, dal momento che l'eroe Ivan, che cerca di riprenderla per la terza volta a Scheletro senza Morte, viene anche lui, come l'omonimo protagonista della "Favola del lupo grigio ecc.", "tagliato a pezzettini" e poi messo "in un bariletto incatramato", per essere infine gettato in mare).

Il bagno rigeneratore
L'Elena figura del culto greco, alla quale -ricorda la Seppilli - erano dedicati due templi a Sparta ed uno a Rodi, era collegata non soltanto con le vegetazione (Elena, abbiamo detto, corrisponde alla grande Potnia preellenica e poi ellenica, titolo attribuito nell'antichità a divinità come Demetra, Core-Persefone, le Eumenidi, tutte legate al mondo dei morti ed al ciclo di morte e rinascita), ma anche con l'acqua e, specificatamente, con l'acqua infera. In modo particolare, a Corinto, lo xoanon, il "simulacro" della dea, veniva "immerso ritualmente nell'acqua" di una sorgente termale a lei consacrata. Non un semplice rito di purificazione, ma propriamente di rinascita (come per gli iniziandi che ad Eleusi facevano il bagno nel mare): il bagno nelle acque infere (per la mitologia greca, e non solo greca, ogni acqua che sorga dal buio della terra è un'acqua infera), ridando alla dea la verginità, la faceva appunto rinascere.
Così anche l'Elena la Bella di "Il principe Vasilij ecc." fa un "bagno" che è un bagno rigeneratore, se è vero come è vero che, solo dopo essersi immerso inssieme con Elena, Alesa Popovic può essere creduto. Il principe che porterà via dal regno ultramondano la Vassilissa di "Il re del mare e Vassilissa la Saggia" (altra incarnazione del tipo della "bella rapita"), ad un certo punto della storia viene mandato dalla babajaga al mare, dove vedrà "volare dodici gabbiani, che si tramuteranno in belle fanciulle e faranno il bagno" (il bagno come condizione della trasmutazione, cioè della rigenerazione). E Vassilissa, figlia del re delle acque, è appunto la maggiore delle dodici fanciulle-gabbiani (dove notiamo addirittura un duplice riferimento al mondo infero determinato dalla contemporanea rappresentazione delle acque e degli uccelli).
Non diversamente, nei riti di pubertà, il bagno era "una delle forme con cui si rappresentava la morte degli iniziandi" (Jensen).
Ancora una volta i legami tra mito-rito-epos-fiaba tralucono in controluce.

L' eroina dalle molte ricchezze
E questa comune filigrana traspare anche se consideriamo un ultimo aspetto relativo al complesso Elena-Potnia dell'antico mito mediterraneo: quello di essere Potnia Theron, cioe "signora delle fiere", che è l'epiteto omerico di Artemide, in quanto dea della caccia e degli animali, nonché caratteristica fondamentale di quella divinità femminile minoico-micenea che -ricorda ancora la Seppilli- veniva rappresentata come una figura di donna stante che tiene afferrati due leoni o altri animali, secondo il tipo iconografico di origine mesopotamica della dea Ishtar.
Come Ishtar (che, scendendo agli Inferi, viene via via spogliata dei preziosi ornamenti che riottiene poi nel corso della risalita) e come la Potnia-Elena o l'Elena dell'epos, anche l'eroina delle fiabe russe è un'eroina dalle "molte ricchezze", divinità del morire e del rinascere, "legata alla fecondità della terra di cui porta le ricchezze, e a tutto ciò che attraverso la morte rinasce, sole, luna, vegetazione" (A. Seppilli).
Come Elena, che dona la morte e la vita, anche la nostra zarina dai numerosi nomi, "rapita nel mondo infero, deve essere riconquistata, con le sue molte ricchezze" (c.s.).
Come le molteplici incarnazioni di Elena, che "tutte ci permettono di ricostruire una figura mitica divina, rapita, cioè destinata a 'passare le acque"' (c.s.), anche l'eroina delle fiabe russe, che è stata rapita e si trova nell'ultimo dei reami al di là delle acque, riconquistata sarà la sposa del vincitore, al quale, insieme con lei, andranno tutte le sue ricchezze.

RINVII BIBLIOGRAFICI
- A. N. Afanasjev: "Antiche fiabe russe", Torino, 1981.
- M. Eliade: "Miti, sogni e mister", Milano, 1976.
- T. H. Gaster: "Le più antiche storie del mondo", Milano, 1971.
- A. E. Je