fant)a(smatico - anno XXVIII - n.120 
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Francesco De Napoli
 
PAIDEIA & POLITÈIA
ornitorinchi e coccodè
 
Bisognerebbe che scrittori e poeti la finissero, una volta per sempre, di porsi gli abusati interrogativi: "Esiste la verità? C'è più verità nella letteratura o nella filosofia, nella poesia o nella prosa?".
Scrive Antonio Tabucchi: "La letteratura non parla di ciò che si conosce, sennò sarebbe cronaca, reportage. Parla invece del non dato da conoscere, e lo fa per immaginazione, per supposizioni. La sua è una conoscenza ipotetica e aurorale, fuori dalla logica di Wittgenstein che impone di parlare solo di ciò che si conosce" (da a Repubblica del 13.05.1998).
Per questo Tabucchi attacca Umberto Eco, che aveva dichiarato: "Se la casa brucia, l'unica cosa che un intellettuale può fare è telefonare ai pompieri". All'autore di Sostiene Pereira non va giù questa visione eccessivamente malinconica e cinica dell'intellettuale telefonista, e soprattutto il fatto che Eco non consideri lo scrittore un intellettuale da porre accanto a scienziati e filosofi.
Umberto Eco scopre l'acqua calda quando cattedraticamente proclama: "Che cosa ci rivelano i Poeti? Non è che essi ci dicano l'essere, essi cercano semplicemente di emularlo" (in Kant e l'ornitorinco).
Ma questo vale solo per i Poeti? E perché non per gli scrittori? Ho l'impressione che mentre si tende a giustificare l'operato dei narratori, la poesia invece -eterna cenerentola- si vuole che resti nel limbo delle belle intenzioni.
È doveroso, a questo punto, chiamare in causa... Aldo Busi, il quale afferma: "Nella filosofia si può mentire scientemente e farla franca per secoli. La Scrittura del romanzo no: l'arte è l'avvocato del diavolo di se stessa. (...) Più lo Scrittore è grande, meno è qualcuno. Quando diciamo Omero sappiamo che dietro c'è Ulisse/Nessuno, ma forse ignoriamo che Omero è nessuno, una convenzione patronimica. Omero è lo Scrittore perfetto: quando si dice uno nessuno centomila si pensa a Omero, non a Pirandello" (in Nudo di madre, Manuale del perfetto scrittore).
Il ragionamento fila, senonché, io credevo che Omero/Nessuno fosse un Poeta, non uno scrittore. La puntualizzazione dovrebbe essere essenziale per chi ritiene che ci sia differenza tra poesia e prosa, non per me che sono convinto che una siffatta netta distinzione non sussista. Accade, paradossalmente, che chi pretende di distinguere commette l'errore di confondere. Si sa, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.
Quanta poesia -vera poesia- c'è nei racconti di Kafka! E in quelli di Joyce! E nelle tragedie di Shakespeare! Viceversa, quali orripilanti versacci recano la firma di Carducci e D'Annunzio!
Attraverso una vera e propria diabolica masturbazione mentale Eco riesce a inculcare nello sprovveduto lettore addirittura la differenza che passa tra montagne e MONTAGNE, così come Busi disquisisce (anzi, squittisce) sul tema con variazioni: Guermantes e galline.
Imporrei all'autore de Il nome della rosa di approfondire lo studio degli Essais di Montaigne nel corso d'un punitivo romitaggio in montagna della durata di mesi tre. Detto periodo di riflessione dovrà essere accompagnato da una serie di severi esercizi spirituali consistenti nella lettura in arabo, in aramaico e in pakistano del Discorso della Montagna, con le spalle rivolte alla Valle dell'Eco (ovvero del Canca, in Colombia). Inoltre Eco dovrà imitare, ogni giorno, all'alba e al tramonto il verso dell'ornitorinco trasmettendolo tramite telefono cellulare direttamente alla casa editrice Bompiani di Milano.
Invece, condannerei l'autore di Sodomie in corpo 11 a recitare l'Iliade e l'Odissea dall'ultimo verso al primo nel testo originale, ossia in greco, lettura intervallata, fra un canto e l'altro, dall'esclamazione di quindici coccodé!
Quale devastante scia di aaaaaaaaaa occorrerebbe -parafrasando Zavattini- per esprimere "la situazione a tutt'oggi retorica, enfatica", nei confronti della ricerca della veritàaaa, sempre più miseramente ridotta a optional, a passatempo virtuale per buontemponi cogitabondi e intellettuali fasulli...
- Buontemponi?!? Accidenti a me, che ho il brutto vizio di leggere troppo... Tra le mani ho Come si scrive un racconto di Gabo Màrquez (anche lui?), e leggo: "...Qui è necessario esprimersi con la franchezza più assoluta; dobbiamo imparare a dirci la verità in faccia..."