fant)a(smatico - anno XXVIII - n.120 
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Maria Rosaria Pisaniello
 
LA SOSPENSIONE DEL SENSO IN
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE - 2
Parte Seconda
 
7. Riflessioni linguistiche e Umorismo.
Ciò su cui Carroll sembrò concentrarsi maggiormente fu la differenza esistente tra le convenzioni del linguaggio logico e quelle del linguaggio ordinario. Mentre il primo, infatti, impiega un tipo di enunciato rigidamente controllato pur di evitare ogni possibilità di ambiguità o di sfocatura, il secondo fa uso di enunciati ironici o metaforici che lo conducono, spesso, verso l'illogicità o all'alterazione del suo significato concettuale.
Nella successione che si realizza tra questi due tipi di inferenze si assiste ad uno spostamento dell'accento psichico in cui la legalità e l'ordinarietà dei nostri discorsi, se sottoposta al vaglio del linguaggio logico, finisce col configurarsi con un'assurdità spiritosa.
"Take some more tea" the March Hare said to Alice very earnestly.
"I've had nothing yet",Alice replied in an offended tone,"so I can't take more"
"you mean you can't take less", said the Hatter: "it's very easy to take more
than nothing....
(14)
Le difficoltà di interpretazione tra Alice e il Cappellaio nascono, infatti, dall'ambiguità delle parole "More" e "Nothing" intese rispettivamente dalla nostra eroina con : "In aggiunta a ciò che ho già avuto e niente the" laddove il Cappellaio, spiega Sutherland, esercitando il suo rigore logico le intende nel loro senso letterale assumendo "More Than Nothing" con "Some"(15).
I processi semiotici problematizzati da Lewis Carroll sarebbero stati più tardi sistematizzati dal filosofo L. Wittgenstein che nelle Philosophical Investigations, oltre ad attaccare le arbitrarietà e le convenzionalità che sottendono il nostro linguaggio, intuiva lo stretto legame esistente tra filosofia ed umorismo(16).
La comicità che deriva da Alice si realizza, spesso, attraverso il passaggio immediato dalla credibilità di alcuni discorsi alla consapevolezza della loro futilità, dall'attribuzione necessaria di significato, al riconoscimento che non ne hanno logicamente alcuno. Il tutto nella realizzazione di un gioco che è insieme regressivo e contestativo, perché, laddove, cerca di scardinare gli assi costitutivi del linguaggio, recupera il piacere infantile di giocare con le parole come se fossero delle cose(17). Non dimentichiamo che toccherà alla nostra protagonista denunciare gli abusi delle parole più comuni quando giocando sui suoni o sulle omofonie rimate finisce col confondere termini e concetti totalmente distinti.
" I wonder if I shall fall right through the earth! How funny it'll
seem to come out among the people that walk with their
heads down-world. The Antipathies, I think"
….." (she was rather glad that there was no one listenign this time, as it didn't sound at all she right word)"
(18)
Il bisticcio tra ANTIPODES e ANTIPATHIES rappresenta solo il primo di una lunga serie di equivoci(19) realizzati enfatizzando gli errori e le confusioni in cui sono soliti incorrere i bambini. Nella loro vita, infatti, è spesso presente una particolare attitudine ad associare tra loro immagini separate. Si tratta di un'attività di metaforizzazione che, oltre a configurarsi come un'interessante griglia di lettura per il mondo e, quindi, come un modo nuovo e creativo di organizzare il reale, si profila come una vivificazione del linguaggio quotidiano, dal momento in cui vi introduce più intimità e un pizzico di follia.
Ebbene, di tali equivoci ne risultano piene le lezioni marine del Grifone e della Finta Tartaruga che, nella loro ambigua natura, si offrono quale metafora di un mondo che si vuole connotare come artificio.

8. La corsa circolare del senso.
In un articolo pubblicato nel 1888 ,all'interno di una rivista intitolata << The Theatre>>,Lewis Carroll asserì: "...no word has a meaning inseparably attached to it; a word means what the speaker intends by it, and what the hearer understands by it, and that is all". Questo è uno dei motivi per cui i personaggi di Wonderland sono liberi di decidere quale conferirgli.
"What is a Cacus Race?"said Alice... "Why?" said the Dodo,
" The best way to explain it is to do it"
(20)
Ma pur stipulando un significato arbitrario per ogni termine designato è necessario, affinché vi sia un minimo di comunicazione, che vengano seguite delle convenzioni(21). È quanto accade nel capitolo appena citato dove l'Aquilotto, riuscendo a seguire i discorsi del Dodo, ottiene come delucidazione(22) una parafrasi di questi ultimi:
In that case", said the Dodo solemnly, rising to its feet, " I move tha the meeting adjourn, for the immediate adoption of more energetic remedies".
"Speak English " said the Eaglet: I don't know the meanign of half those
long words, I don't believe you either!"..."What I was going to say" said the Dodo in an offended tone, "was that the best thing to get us dry would be a Cacus Race"
(23)
La risposta che utilizzerà, infatti, agisce come una sorta di procura che sembra enfatizzare una più moderna convinzione in base a cui: "La significazione non è altro che la trasposizione di un piano di li linguaggio in un altro"(24). Quando cerchiamo di giustificare il senso delle cose, infatti, non facciamo altro che intraprendere una corsa circolare in cui ogni parola si lascia definire da un'altra fino all'infinito.
È partendo da questa prospettiva che Gilles Deleuze propone di leggere la Cacus Race, vale a dire questa corsa confusa che non proclama né vincitori né vinti, come un lanciarsi da proposizione in proposizione per fermarsi laddove si vuole, quasi come se la principale preoccupazione dell'autore fosse stata la messinscena dei paradossi del senso(25). È impossibile, infatti, parlare dichiarando il senso che si intende dire; esso è sempre presupposto, ma mai espresso, sempre pronto a divenire oggetto di nuove proposizoni, ma mai definibile(26).
Un'idea della regressione infinita attuata per poter immobilizzare il senso la si riscontra, suggerisce ancora una volta il critico francese, in uno dei passi più significativi di Alice, in cui la Duchessa non smette di trovare una morale per ogni parola pronunciata dalla protagonista.
"I dare say you're wondering why I don't put my arm round
your waist", the duchess said after a pause: " the raison is... that I'm doubtful
about the temper of your flamingo. Shall I try the experiment?"
"He might bite", Alice cautiously replied..." Very true" said the
Duchess: "Flamingoes and Mustard both bith: And the moral
is - << Birds of a feather flock togheter >>.
" Only Mustard isn't a bird" Alice Remarked... " It's a mineral
I think" said Alice: "Of course it is" said the Duchess..." There's
a large mustard - mine near here and the moral of that is:
<>"
(27)
Quel che viene realizzata non è una semplice associazione di idee, bensì è il riconoscimento dello stretto legame esistente tra la logica del senso e la moralità dal momento in cui, osserva Deleuze. "La morale di ogni proposizione consiste in un'altra proposizione che designa il senso della prima"(28).
"Tut, tut child" said the Duchess "Everything's got a moral if
only you can find it"
(29)
Nonostante l'arbitrarietà delle sue asserzioni(30), la Duchessa dimostra di esprimere una buona dose di verità a proposito del suo commento sui suoni e sul senso che, modellato sulla frase:
"Take care of the pence and the sounds will take care of themselves"(31)
si esplica come un invito a prendersi cura di ciò che si intende dire (significato) e di non curarsi dei suoni che il discorso veicola (significante).
La consapevolezza che viene espressa, quindi, è quella secondo cui il compito del senso non è altro che una trascodificazione dei significati. Quel che è più interessante, comunque, è constatare che tale problematica diviene così urgente dacché Alice si ritrova a vivere in un mondo che è assolutamente privo di senso e che l'unico modo per poter parlare di quest'ultimo è quello di costruire un linguaggio che non significhi niente. Un linguaggio che, smettendo di essere meramente denotativo, manifesta, di contro, la capacità di esprimere ciò che intende esprimere e di designare ciò che intende designare perché << Il nome che dice il proprio senso può essere soltanto un nonsenso>>(32).
" Why is a raven like a writing desk?"(33)
Così, pur lambiccandoci il cervello nella risoluzione di questo indovinello, intuiamo che la sua realtà risiede nel fatto che deve essere posta e che, dopotutto, non ha alcuna risposta(34). Ciò per chiarire che solo il nonsenso è capace di esprimere il proprio senso dal momento in cui possiede una realtà che gli è tutta interna e che gli permette di trovare la propria esistenza e la propria giustificazione nel suo stesso porsi(35).
Ha, quindi, ragione Gilles Deleuze quando individua nelle Avventure di Alice una grande rappresentazione dei paradossi del senso, intendendo per questi ultimi: ". ..ciò che distrugge il buon senso come senso unico, ma anche ciò che distrugge il senso comune come assegnazione di identità fisse"(36).
Quella di Carroll, quindi non è altro che una fantastica avventura logico-verbale in cui, elaborando un linguaggio che è sotto molti aspetti insolito ed originale, riesce a rompere l'automatizzazione dei processi percettivi promossa dal linguaggio quotidiano e convenzionale e a offrirci una realtà che, oltre a rinnovarsi e a trasformarsi di continuo, diviene capace di significare.

14. "Prendi un altro po' di tè" disse ad alice la Lepre Marzolina, con un tono molto premuroso. "Non ne ho ancora avuto" rispose lei offesa. "Perciò non posso prenderne un altro po'." "Vorrai dire che non puoi prenderne di meno" disse il