fant)a(smatico - anno XXVIII - n.120 
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Maria Rosaria Pisaniello
 
LA SOSPENSIONE DEL SENSO IN
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE - 1
Parte Prima
 
1. Il contesto dialogico della letteratura.
Lontana dal costituire il semplice frutto di un'intuizione pura, l'opera d'arte si pone come il segno di una precisa condizionalità storica, empirica e sociale. La sua intellettualità e leggibilità deriva, infatti, dal legame che detiene con il reale; la sua forza e la sua essenza da quel complesso intrecciarsi di immagini pubbliche e private che cooperano alla sua produzione. Produrre significa operare su due livelli di cultura e di esperienza. Significa attingere ad un repertorio di ricordi e di vissuto familiare (Immaginario individuale), nonché a quello di credenze e di esperienze (Immaginario sociale) cui si appartiene come cittadini di una nazione. Fattori soggettivi ed oggettivi cooperano, quindi, alla formazione culturale di un autore, tale che in ogni sua scelta è possibile reperire una particolare visione del mondo. Tutti i legami significanti all'interno di un testo si fanno, perciò, veicolo di un dato orientamento, tale che per comprenderlo non è sufficiente appellarsi alle su e leggi astratte quanto tener conto della sua serie semantica e del modo in cui si realizza nel rapporto inscindibile tra forma e contenuto. Accanto alle motivazioni storiche e al carattere dello scrittore va, inoltre, associato quello del pubblico e dei generi letterari in questione. Ogni testo, infatti, deve essere compreso come reazione ad altri testi; ogni genere letterario va inserito in un più ampio contesto dialogico e comunicativo.
Assimilando in sé il più ricco movimento vitale la letteratura è in grado di estrinsecasi in molteplici forme per rivelare gli aspetti più o meno evidenti della nostra esistenza reale. Come uno specchio che riflette i cambiamenti di un'epoca essa sublima e trasforma i problemi sociali in mille ed altri problemi letterari e funzionali. A riprova di questa stragrande dialetticità della letteratura si pone Alice nel Paese delle Meraviglie che, scantonando in opposizione ad ogni forma chiusa e monolitica i moduli della tradizione realistica, si ascrive nel più informativo universo della menzogna (1).

2. Alice e il dramma vissuto dall'umanità nel suo farsi moderna.
Distaccandosi dalle pretese di plausibilità e veridicità che, innalzate a parametro del realismo formale tendevano a manifestare una visione unitaria del mondo, Carroll propone una storia fantastica in cui la paradossalità delle situazioni descritte porta alla luce le più profonde strutture del reale. Ciò accade in un'epoca di cambiamenti rapidi e decisivi, quando le innovazioni tecnologiche infusero accanto all'idea del progresso un più profondo senso di decadenza legato alla disintegrazione sociale e morale dell'umanità. Quando un pullulare di dottrine politiche e scuole filosofiche misero a nudo le arbitrarietà e le illegalità del sistema vigente; mentre l'esplosione di rivoluzioni scientifiche, politiche e religiose mutilarono l'orizzonte tradizionale dell'individuo immergendolo in un mondo definitivamente nuovo, l'unità dell'essere sembrò frantumarsi e l'anima i ritrovò a vivere in solitudine rispetto e stessa.
Posta di fronte alla scelta se continuare a procedere per la propria via o optare per un sentiero diverso, l'umanità vide la propria disgregazione tradursi nel percorso di un'anima che, raggiunta la propria liberazione interiore e la piena coscienza di sé, era costretta a confrontarsi con un'ipotesi radicalmente nuova della realtà. Fu così che Alice nel Paese delle Meraviglie, traducendo nell'irrazionalità del suo accadere la relatività e l'assurdità della nostra esistenza, poté porsi come un'allegoria capace di riflettere il cammino dell'umanità nel suo farsi moderna. Come un intrepido romance poté narrare la lotta dell'umanità contro ciò che la vita le scaraventava addosso; poté, insomma, rappresentare il destino come qualcosa che non scaturiva più dall'intimo dell'individuo, ma gli giungeva dall'esterno per rivelare la sua somma ineffabilità.

3. La Trasgressione dell'Immaginario Vittoriano.
I contenuti latenti di un'epoca votata alla rispettabilità e al perbenismo erano, quindi, destinati ad emergere per rivelare dietro al vacuo inno al progresso e all'efficientismo un più profondo senso di smarrimento collettivo. Traducendo nei cambiamenti di Alice l'ansia legata alle trasformazioni di un mondo in cui ogni cosa acquistava miracolosamente vita, il racconto di Carroll riusciva a manifestare una indubbia capacità di scavare nel reale, di rivelarne le assenze, di comporre, insomma, l'invisibile. L'orizzonte letterario in cui si ascriveva era più vicino all'antica forma del romance che non alla più prossima esperienza mimetica ed era volto ad instaurare una sorta di contro tradizione che prediligeva la non coerenza e l'anarchia.
A dispetto di una rappresentazione chiara e diretta della realtà sociale, l'autore ci conduceva oltre le soglie del non tangibile e dell'irrazionale per configurare una dimensione altra e straniante che, comunque, rifletteva le più profonde tensioni del reale.
Sostituendo alla familiarità e all'agiatezza del mondo noto un universo governato dal paradosso e dal reversibile, riusciva a mettere a nudo il lato irrazionale della natura umana. Rivelando contro la stabilità dei sistemi socio-economici il piacere e il gioco della confusione, dipingeva un mondo che, nel suo più ampio senso della realtà, non potevano inquietare il lettore.
La difficoltà ad interpretare gli eventi, l'incapacità ad esprimere una visione statica ed unitaria rispetto quanto era narrato, determinano ,infatti, un effetto perturbante che i esplica, laddove, la descrizione del reale cede il posto quanto d'ignoto e di occluso può nascondersi dietro la superficie del quotidiano.
Senza auspicare ad un mondo alternativo Lewis Carroll collocò la sua storia nell'entroterra tra il reale e l'immaginario, in una sorta di area parassiale(2) che, dominata dall'incertezza, lascia che la nostra percezione ne esca totalmente dissolta. In particolare, questo senso di sospensione tra il reale e l'irreale sembra essere stigmatizzato dalla sospensione, se non dall'azzeramento di senso che caratterizza gli enunciati di cui è intessuta l'opera.

4. Tensione verso la non significazione.
Attraverso la sua caduta, infatti, Alice si sente trasportare in un mondo in cui regna il caos semiotico, in cui le parole smettono di significare e i sistemi linguistici cessano di esserle d'aiuto. Il vicolo cieco in cui cade conduce al regno delle libere associazione e alla perdita del linguaggio unificatore del reale. Accade, così, che il significante comincia a fluttuare liberamente. La distanza verso cui rinvia non è più ristretta come nella prosa realistica, ma è lasciata libera per arrivare al punto in cui l'assonanza delle parole determina l'inversione delle proposizioni:
Do cats eat bats?
Do bats eat cats?(3)
Ci troviamo in un mondo in cui le cose non stanno più per qualcos'altro ma diventano quell'altro, dove il dominio del significante è tale da confondere il concetto di storia (Tale) con la coda del topo (Tail).
Si direbbe che, seguendo il coniglio, Alice si sia sentita trasportare in un ambito in cui l'ordine simbolico, vale a dire il volume del linguaggio con i suoi significati compresi e trasmessi socialmente, cede il posto ad un divenire presegnico che si radica nell'inconscio.
Uscita dal tempo reale per entrare in quello mitico, Alice evade dalla realtà per recuperarne una tutta individuale e psicologica in cui le regole sociali e linguistiche sono completamente ribaltate. Fuori dal mondo della lingua, fuori dal sistema che permette di costruire il significato, la nostra eroina non può che scoprirsi uno tra i tanti segni mutevoli. Nell'anticamera di Wonderland, infatti, è preda di qualcos'altro che la lascia espandere e poi restringere. Magicamente il contenuto di una bottiglia (Drink me) e di un dolce (Eat me) provocano in lei dei mutamenti di dimensione, mentre alla separazione del proprio corpo fa riscontro la totale perdita del linguaggio.
"Curiouser and curiouser" cried Alice...
"Now I'm opening out like the largest
telescope that ever was! Goobye feet!"
(4)
Alice ha dimenticato le regole di grammatica, ha abbandonato il linguaggio normalizzato, che è solo uno dei tanti modi di organizzare il processo di significanza, ed è inevitabile che tale modificazione rifletta quella dl suo rapporto con il proprio corpo, con gli altri, con gli oggetti .È il linguaggio, infatti, che articola il nostro dialogo con il mondo, vestendoci e trasformandoci al pari di u vestito. Sembra che Alice sia scesa nelle sale del suo laboratorio per partecipare ad un gioco creativo in cui le cose scivolano via dalle parole mentre queste ultime assumono una loro propria vita.
"La sua insicurezza ontologica", spiega R.Jackson, "sembra avere più a che fare con questa deprivazione dei segni significativi che con il sottomondo grottesco, ghignante, apparentemente crudele dei mostri..."(5).
Ciò che più la preoccupa è la perdita d'identità:
"Let me think: was I the same when I got up this morning?"
I almost think I can remember feeling a little different. But
if I'm not the same, the next questio is, Who in the world am
I' Ah, That's the great puzzle!"
(6)
La sola cosa cui può aggrapparsi è il suo nome, perché ogni tentativo di riconoscersi in qualche altro risulta vano, nonché quello di ritrovarsi nella permanenza del sapere.
"....I'm sure I can't be Mabel, for I know alla sorts of things,
and she,oh! She knows such a very little!...I'll try if I know
all the things I used to know."
(7)
È significativo che in queste circostanze di crescente confusione Alice cerchi di rapportarsi alla stabilità della sua passata esistenza. Comincia, così, a recitare alcune poesie da lei mandate a memoria per vederle subito trasformare in grottesche parodie(8) in cui l'Auctoritas del linguaggio vittoriano risulta letteralmente azzerata.

5. Cattura speculare e capacità di metaforizzazione.
Senza lingua non c'è separazione tra sé e il mondo, non vi è alcuna differenza tra l' io e l'altro. Si direbbe che Alice sia piombata attraverso la sua cauta in quell'ordine immaginario in cui non c'è assenza ma solo identità e presenza(9).
È possibile, quindi, che ciò che viene fantasticato in Alice sia in realtà un ritorno ad una fase pre-linguistica e pre-culturale alla ricerca di quella totalità che l'ordine simbolico sembra aver definitivamente preclusa. In una sorta di "Cattura Speculare" l'eroina ritrova nel Paese delle Meraviglie l'illusione irriducibile del suo rapporto con l'altro. Per lei sarà come muoversi nello spazio immaginario di uno specchio, in una dimensione in cui non solo prevale il rovescio della norma, ma dove ogni cosa appare ingrandita o, comunque, indeterminata.
Quando Alice, dopo aver mangiato un pezzo della torta magica, cresce così a dismisura da riuscire a vedere a malapena i suoi piedi, contempla la possibilità di mandargli un regalo.
How funny it'll seem, sending presents to one's own feet!
And how odd the directions will look!....
Alice's Right Foot, Esq.
Hearthrug,
near the Fender
(with Alice's love)
Oh dear what nonsense I'm Talking.
(10)
Quel che si realizza da parte della nostra eroina è un'esperienza sinestetica di partecipazione alla realtà, dove mentre osserva è essa stessa a divenire oggetto delle sue sensazioni. Alice, insomma, vive a Wonderland quell'indifferenza tra soggetto ed oggetto che si attesta come paradigma indispensabile per ogni atto creativo di transfert del significato di un qualsiasi enunciato.
Per essere metaforici e, quindi, creativi è necessario, spiegano A. Fonzi e E.N. Sancipriano, concepire la realtà come un oggetto di continue ristrutturazioni. Solo se l'individuo è disposto a perdere la propria presenza; solo se è pronto ad uscire dal proprio guscio e a sperimentare nuove esperienze, è in grado di contrapporre alle metafore sfibrate e spente del linguaggio comune la metafora viva del Nonsense.

6. La logica del Nonsenso.
"Gioco sul linguaggio e col linguaggio", osserva Irene Meloni, "il nonsense si attesta come uno strumento semiserio di analisi di esso, capace di smascherare con l'aiuto della logica le sue trappole, nonché la sua capacità allucinatoria di creatore di mondi fittizi di realtà"(11).
Da questo punto di vista il Nonsense in Alice sembrerebbe porsi come metalinguaggio che analizza le pieghe del linguaggio reale per metterne in luce le contraddizioni e per accertare fino a che punto esso sia eleggibile come strumento di individuazione del vero.
Non dimentichiamo che nell'età vittoriana la convinzione della autorità indiscutibile della scienza portò alla ricerca di un meccanismo d'indagine assolutamente affidabile; uno strumento neutralizzato e levigato, capace di divenire il riflesso esatto della conoscenza. A ciò si univa un crescente interesse per l'etimologia e per lo sviluppo storico delle lingue sostenuto dall'esperienza romantica di collezionare ballate medievali, nonché da quella romanzesca di Walter Scott finalizzata alla ricostruzione di autentiche ambientazioni storiche.
In qualità di studioso di logica formale L.Carroll si impegnò ad analizzare i limiti della lingua inglese come strumento di pensiero e di comunicazione. Ciò lo condusse ad affrontare il problema del significato e a concludere che la sua lingua offriva notevoli possibilità di ambiguità lessicale, sintattica e contestuale. Numerose, infatti, sono le parole inglesi che presentano una certa equivocità, legata alla loro potenziale varietà di significato e, se talvolta è il contesto ad informare l'interprete del loro senso più immediato, non mancano i momenti in cui questi non fa che accrescerne l'ambiguità.
"These three little sisters - They were learnng to draw, you know-"
"What did they draw?"said Alice,quite forgetting her promise..
"Treacle" said the Dormouse.
(12)
Il Campo semantico del verbo "To Draw" è talmente ampio da includere numerose accezioni. Mentre Alice lo intende nel senso di "disegnare", Il Ghiro gli conferisce il senso di "estrarre" introducendo nell'elenco che produce categorie astratte e concrete che hanno in comune solo la lettera iniziale.
"They were learning to draw... They drew all manner of things-
everything that begins with an M , such as mouse-trap, and the
moon, and the memory, and the muchness- you know you say
things are <> did you see such a thing
as a drawing of a muchness".
Really, now you ask me" said Alice very much confused, I don't
Think-"
(13)
Non è che in Wonderland la lingua sia diversa, di essa, piuttosto, si fa un diverso uso e si ha una diversa consapevolezza. È come se le parole tendessero ad acquisire unico significato onnicomprensivo, capace di contenere tutte le sfumature del complesso linguaggio vittoriano.

NOTE
1. Vi è espresso il punto di vista di Weinrich secondo cui nelle fiabe, o più in generale nelle opere destinate ai bambini, i segnali della menzogna (generalmente legata ad uno spostamento di dimensione) inducono a scoprire