fant)a(smatico - anno XXVIII - n.120 
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Gabriella Varvazzo
 
IL PROFILO FANTASTICO DI "1984" - 2
Parte Seconda
 
Il lettore dunque segue l'eroe, lo sostiene nella sua lotta antinomica, si identifica in lui e gli affida il compito di cambiare il mondo. La sua follia pura è sintomo di esperienza conoscitiva, ansia di conoscenza, spinta oltre la trasgressione dei limiti dell'umano. Winston è il solo, in tutto lo stato di Oceania ad usare il buon senso, a cercare di riappropriarsi della sua vita istintuale e sentimentale, ad esprimersi in termini ben riconoscibili.
Ma anche quando egli scopre una fantomatica organizzazione di opposizione interna al Partito (la Fratellanza) e ne diviene membro attivo, stabilendo un rapporto di amicizia con il suo capo, O'Brien, Winston rimarrà sempre un eroe vittima, inficiato dal suo trauma infantile. Esso rimane seppellito nel suo inconscio, costituendo sia il deterrente per una completa integrazione nella realtà sociale, sia agendo come spinta verso la conoscenza del sé.
Il trauma di cui Winston è vittima riguarda" il segreto dei topi" (18): la loro immagine ricorre ad intermittenza nel romanzo ma solo alla fine risulterà evidente che essi rappresentano il segreto coatto e nello stesso tempo il perno della sua organizzazione psichica, il nodo in cui i traumi del passato si congiungono agli incubi del presente. Winston e Julia verranno alla fine arrestati dalla Psicopolizia, condotti nella stanza 101 e sottoposti a tortura mentale e fisica. Essi scoprono di essere stati sempre spiati: tutti i loro comportamenti, i loro pensieri, il Diario di Winston e persino i suoi sogni sono stati inconsciamente indotti dal Partito.
E' lo stesso O'Brien, rivelatosi membro del Partito Interno, a torturare Winston nella stanza 101. Ma durante la tortura Winston difende bene il suo segreto, cercando di non tradire Julia.
Il significato che i topi hanno per Winston non é possibile saperlo, ma non c'è dubbio che esso rimanda allo scenario dell'infanzia e che allude ad una colpa avvenuta all'interno di quello stesso scenario. I topi sono qualcosa che egli occulta perché incompatibile con l'immagine di sé, che egli vorrebbe realizzare.
Il Grande Fratello deve però essere non solo accettato, ma anche amato:per adempiere a questo obbligo, Julia deve necessariamente cessare di esistere nel cuore di Winston; inoltre è necessario estirpare dalla radice ciò che gli consente di credersi e di porsi come identità diversa da quella del Partito.
Vi è un episodio della sua infanzia che egli racconta a Julia: era l'inizio della guerra nucleare negli anni '50 ed un giorno la madre di Winston divise una tavoletta di cioccolata tra lui e la sorellina; ma Winston strappò dalle mani della sorella anche la sua porzione. Prima di fuggire, voltandosi indietro, egli aveva visto la madre e la sorella abbracciate in una posizione che spesso ritornò nei suoi incubi più ricorrenti. Al suo ritorno a casa non le ritrovò più: il suo gesto aveva avuto come effetto la morte della madre e della sorella e la vergogna che aveva provato subito dopo essere fuggito, si era trasformata, col passare degli anni, in un senso di colpa. Come i topi si nutrono assalendo i bambini incautamente abbandonati, così Winston, durante la guerra potè sfamarsi divorando (il cibo del) la sorellina.
Egli, dunque è vissuto sulla morte della sorella così come, alla fine, spererà ancora di vivere sulla morte di Julia. Quando, durante la tortura, O'Brien gli pone sul viso la gabbia dei topi, Winston cadra in preda ad un profondo panico e griderà: "Fatelo a Julia, non a me, a Julia".
L'orrore e il panico di Winston nel vedere i topi coincidono con quello che Freud ha teorizzato come "il Perturbante" (das Unheimliche) riprendendo una terminologia reperibile nei saggi di Ernest Jentsch del 1906 (E. Jentsch Sulla Psicologia dell'unheimliche, trad. di G. Goggi, Nistri-Listri, Pisa 1983).
Egli identificò nel "perturbante" un genere di spavento che si riferisce a cose da lungo tempo conosciute e familiari, ovvero qualcosa di rimosso che si ripresenta all'improvviso. Freud allargò le valenze semantiche del termine Unheimlichkeit traducendolo come "mancanza di orientamento", ma anche come "ciò che non viene rivelato".
Esso dunque diventa la componente essenziale del Fantastico, essendo "l'insurrezione dell'inconscio a generare il senso di spaesamento proprio della letteratura fantastica"(19). Ponendosi tra conosciuto e ignoto, tra determinato e indeterminato, il Fantastico trasforma l'usuale, il quotidiano in strano ed inquietante. Il sentimento d'inquietudine, emergente dall'improvvisa manifestazione del rimosso è dunque "l'effetto di un incontro improvviso del soggetto con l'altro, ossia un confronto violento, simultaneo di sistemi di rappresentazione e di comunicazione diversi, da cui il soggetto può uscire fortificato nella sua identità o bloccarsi e perdere ogni controllo sulla realtà esterna " (20).
Considerando la paura come elemento rilevante dell'immaginario individuale e collettivo, Runcini ha dedicato uno studio approfondito sugli effetti della Paura sul comportamento umano. Di fronte all'elemento ignoto, la Paura attiva nell'individuo dei meccanismi naturali di difesa (riflessione, stimolo, mobilitazione dei centri nervosi, attività) e delle reazioni patologiche (rifiuto della realtà, blocco,paralisi dei centri nervosi). Il primo tipo di reazione è positivo in quanto "riflette lo stato di allarme istintivo di un individuo che nell'esperienza oggettiva del pericolo provvede a misurarsi con esso associando, a livello superiore della coscienza, gli elementi interni ed esterni del reale, atti a controllare la minaccia e le sue conseguenze"(21).
Il secondo tipo di reazione è invece negativa in quanto blocca il soggetto di fronte alla minaccia, il quale perde il contatto con la realtà subendone le conseguenze.
La distinzione operata dall'autore tra "ansia " e "paura", ci permette di riconoscere la reazione di Winston di fronte al trauma dei topi. L'ansia, ovvero timore dell'ignoto genera uno stato di allerta normale in cui esso viene atteso e anticipato da una riflessione ; l'anormalità è invece rappresentata nell'assolutizzazione dell'ignoto da parte del soggetto che cade in uno stato di delirio e di smarrimento.
La paura invece è definita come timore del noto che stimola nell'individuo due tipi di reazione: l'una è il tentativo di ricomposizione dell'io per affrontare il pericolo, l'altra è la rimozione costante del soggetto stesso, che invece di sfidare e confrontarsi con la realtà si chiude in un blocco autistico.
In Winston l'ansia è rappresentata dall'indeterminatezza della società in cui vive: la segretezza è la strategia adottata anche dal Partito. Il "Miniluv" non ha finestre, è proibito entrarvi o avvicinarvisi. I membri del Partito Interno non si conoscono, ed il Grande Fratello è anch'egli un mistero: non si sa se esista davvero. La reazione di Winston è ambigua: è combattuto tra l'affrontare gli eventi, oppure convincersi che è tutto frutto della sua immaginazione.
L'ansia, però, si trasforma in paura quando l'oggetto atteso si materializza e diventa noto. Nel momento in cui Winston attraverso la ricostruzione proustiana del suo passato prende coscienza della realtà, egli reagisce positivamente intraprendendo la lotta contro il leviatano del potere. La sua reazione però, cambia e diventa patologica allor quando di fronte all'evento "perturbante" della tortura dei topi, Winston cade in uno stato di delirio e di panico. Spogliato del proprio segreto, perduta la sua identità, egli è ormai parte del partito.
Ma la paura si riflette anche sull'immaginario collettivo come crisi per la perdita di un identità culturale. Ad ogni mutamento sociale, corrisponde nella società il timore per la perdita di un mondo noto e l'ansia per l'avvento di un mondo non ancora ben definito. Il risultato è quello che Durkheim ha definito con il principio "anomia", la mancanza di legge che interviene come fattore destabilizzante dei gruppi sociali.
"Gli stimoli alla difesa o il blocco motorio costituiscono anche qui quella polarità di comportamento propria dello stato pauroso, che si estrinseca fenomenologicamente dal singolo alla collettività come alternativa pratica/ideale fra sopravvivenza e catastrofe"(22).
E' ciò che accade al lettore nell'immedesimarsi con l'eroe del racconto : quando Winston, dopo la tortura è ormai ridotto a docile strumento del Partito, il lettore si fa carico della sua esperienza e trasferisce nella realtà il suo insegnamento.
"Abituato ad accettare convenzionalmente in narrativa il verosimile dal vero ,con il fantastico il lettore si trova a dover mettere in dubbio la stessa veridicità dell'immaginario"(23).
Se con A Bioy Casares, affermiamo che "tutta la letteratura è fantastica" (24), potremmo concludere attribuendo al genere l'appellativo di letteratura della menzogna, volta "a dirci la verità su noi stessi, raccontando bugie su persone e mondi mai esistiti"(25).
La narrazione di questo genere specifico riesce a svelare quelle verità storiche che spesso la società preferisce far passare sotto silenzio, rivelando la sua funzione di denuncia e di avvertimento a coloro che vogliono ancora esperire la realtà che sta dentro le cose.
Il saggio di Salman Rushdie, Fiction are lies that tell the truth, contenuto nella rivista inglese " The Listener" del 27 giugno 1985, afferma il concetto basilare che i romanzi sono tutti bugie che dicono la verità e che, in un epoca in cui, coloro che dovrebbero essere deputati a formare le opinioni della gente, inventano finzioni, diventa un dovere dello scrittore Fantastico raccontare la verità attraverso i sogni, i desideri, le fantasie, quelle molteplici realtà che a volte l'individuo rifugge dall'accettare.
Orwell e con lui 1984 si pongono come ricostruzione del passato raccogliendo, sulla pagina, le schegge di una memoria collettiva ed individuale, che afferma con forza il proprio diritto a lanciare un segnale di vita, a dare testimonianza di sé, a futura memoria.
Egli sottolineò più volte il carattere memorabile di un testo e la capacità insita in un opera importante di imprimersi in modo indelebile nella mente di chi legge.
La sopravvivenza dei libri è di fondamentale importanza : senza di essi la conoscenza diventa arbitraria, le verità rimangono prive di correlazione e la memoria cede. I ricordi possono essere manipolati, ma mai cancellati; se ricordare significa pensare, il pensiero dunque diventa "volontà di sapere".
Come Winston alla fine, non amerà più Julia, però, di lei si ricorderà per sempre, così il lettore, sopravvissuto al 1984, ricorderà il passato grazie a quanti come Winston/Orwell, attraverso la voce dei ricordi e l'invenzione letteraria, hanno affermato l'estremo diritto di una testimonianza altrettanto duratura della violenza che ha annientato il loro spirito e il loro corpo, espropriati della storia come della vita.

(18) Freud S.,Cinque casi clinici (l'uomo dei topi) , a cura di C. L. Musatti, Boringhieri, Torino 1967.
(19) Albertazzi S. 1993 p. 25.
(20) Runcini R. 1995 p. 20.
(21) Runcini R. 1995 p.8.
(22) Runcini R. 1995 p.11.
(23) Albe